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Parità di genere: una legge premia le aziende che la riconoscono

Il concorso in Diritto Penale

Parità di genere: una legge premia le aziende che la riconoscono. È stata pubblicata in Gazzetta ufficiale del 18-11-2021, n. 275 la L. 5-11-2021, n. 162 che reca modifiche Codice delle pari opportunità (D.lgs. 196/2006) e introduce nuove norme per garantire la pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo. Le nuove norme entrano in vigore a decorrere dal 3-12-2021. Vediamo le novità.

Trattamenti discriminatori: quali sono

Secondo la nuova legge costituisce discriminazione ogni trattamento o modifica dell’organizzazione delle condizioni e dei tempi di lavoro che, in ragione del sesso, dell’età anagrafica, delle esigenze di cura personale o familiare, dello stato di gravidanza nonché di maternità o paternità, anche adottive, ovvero in ragione della titolarità e dell’esercizio dei relativi diritti, pone o può porre il lavoratore in almeno una delle seguenti condizioni:

  1. posizione di svantaggio rispetto alla generalità degli altri lavoratori;
  2. limitazione delle opportunità di partecipazione alla vita o alle scelte aziendali;
  3. limitazione dell’accesso ai meccanismi di avanzamento e di progressione nella carriera.

Tra i comportamenti discriminatori sono compresi quelli di  natura  organizzativa  o incidenti sull’orario di lavoro.

La nuova legge sulla parità di genere

La nuova legge poggia su due pilastri:

1) Certificazione della parità di genere

A decorrere dal 1° gennaio 2022 è istituita la certificazione della parità di genere al fine di attestare le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale a parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità.

Con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, sono stabiliti, tra l’altro:

  • i parametri minimi per il conseguimento della certificazione della parità di genere da parte delle aziende con particolare riferimento alla retribuzione corrisposta, alle opportunità di progressione in carriera e alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, anche con riguardo ai lavoratori occupati di sesso femminile in stato di gravidanza;
  • le modalità di acquisizione e di monitoraggio dei dati trasmessi dai datori di lavoro e resi disponibili dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
  • le modalità di coinvolgimento delle rappresentanze sindacali aziendali;
  • le forme di pubblicità della certificazione della parità di genere.

Presso il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri è istiutito un Comitato tecnico permanente sulla certificazione di genere nelle imprese al quale partecipano i  rappresentanti sindacali e gli esperti individuati con modalità definite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.

2) Primalità di parità

Per l’anno 2022, alle aziende private che siano in possesso della certificazione della parità di genere, è concesso, nel limite di 50 milioni di euro, un esonero dal versamento dei complessivi contributi

previdenziali a carico del datore di lavoro. Resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.

L’esonero è determinato in misura non superiore all’1 per cento e nel limite massimo di 50.000 euro annui per ciascuna azienda, riparametrato e applicato su base mensile, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da adottare entro il 31 gennaio 2022, assicurando il rispetto del limite di spesa di 50 milioni di euro.

 Alle aziende private che, alla data del 31 dicembre dell’anno precedente a quello di riferimento, siano in possesso della certificazione della parità di genere , è riconosciuto un punteggio premiale per la valutazione, da parte di autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali, di proposte progettuali ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti.

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