Questa sintesi è dedicata agli studenti delle facoltà giuridiche e politico economiche (Scienze politiche, Giurisprudenza, Economia e Commercio, Sociologia).
Sotto il titolo di ‘politiche sociali’ si pongono tutti quegli interventi di legislazione e di redistribuzione delle risorse che attua lo Stato, congiuntamente ad altri attori (come regioni, comuni, famiglie e soggetti terzi), con il fine di assicurare ai cittadini un livello minimo di ‘benessere’.
Il concetto chiave delle politiche sociali, ovvero il benessere, è legato a determinati bisogni ed è soggetto a rischi che possono a loro volta generare degli ulteriori bisogni.
L’oggetto delle politiche sociali è dunque l’insieme di norme, standard e regole rispetto alla distribuzione delle risorse e alle opportunità che lo Stato deve garantire ai cittadini relativamente ad alcuni bisogni fondamentali che consentono il raggiungimento del benessere. Questo insieme viene riassunto con l’espressione ‘cittadinanza sociale’.
I motivi per sottolineare l’importanza delle politiche sociali, indicate anche con le espressioni ‘welfare state’ (cioè: ‘stato del benessere’) o ‘stato sociale’, sono prevalentemente tre:
– nei paesi maggiormente sviluppati la spesa per le politiche sociali è quella che pesa di più sul bilancio pubblico nazionale;
– le scelte nel campo del welfare state riflettono la natura stessa di uno Stato, i principi che fondano una società e una specifica concezione di cittadinanza sociale;
– lo sviluppo e il mutamento delle politiche sociali nel tempo riflettono altrettanti cambiamenti nello sviluppo economico, nei rapporti di genere nel lavoro, nella demografia, nelle aspettative rispetto alle prestazioni statali, nelle caratteristiche della concezione dello Stato, ecc.
I campi fondamentali delle politiche sociali sono: le politiche pensionistiche, le politiche sanitarie, le politiche del lavoro e le politiche di assistenza sociale.
Alla luce delle precedenti considerazioni, le principali sfide che lo stato sociale italiano deve affrontare sono:
– ottenere una giusta mediazione tra contenimento della spesa e mantenimento di buoni standard qualitativi;
– riequilibrare le voci di spesa del welfare rispetto ai diversi settori (i 2/3 delle risorse sono assorbite dalle politiche pensionistiche) e rispetto alle diverse componenti della società (per esempio anziani e giovani, o comunque tra categorie attualmente ipergarantite e categorie sottogarantite), anche in ragione dei mutamenti della struttura sociale che comporta nuovi rischi e nuovi bisogni;
– migliorare le capacità istituzionali, ovvero risanare i guasti di efficienza ed efficacia che dipendono dai rapporti tra gestione delle risorse e logica politica.
Completano il lavoro alcuni significativi richiami di prospettiva comparata anche in considerazione della politica globalizzata. Chiude il volume un breve glossario.
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