Il Compendio di Informatica giuridica di Michele Iaselli è il primo manuale della materia, sia per priorità di pubblicazione che per completezza dei temi trattati.
Proprio questo compendio accompagna, in continui aggiornamenti, la storia peculiare dell’informatica giuridica. Disciplina nuova, nata negli anni settanta dello scorso secolo con la diffusione delle nuove tecnologie informatiche, l’informatica giuridica è servita all’introduzione, nell’ambito del diritto, di tutte le problematiche peculiari dell’informatica, direi dell’elettronica, nonché, è servita da suggeritore di soluzioni al giurista positivo che appariva, particolarmente in inizio, disperso e disorientato di fronte alla nuovissima realtà.
Infatti, in questo come in altri casi di innovazioni tecniche, il problema giuridico consiste nel dare risposta alla domanda di diritto per realtà non ancora classificate o normate nelle esistenti previsioni giuridiche. In modo esplicito o meno, il giudice deve ricorrere alla disciplina di ‘casi simili e materie analoghe’, oppure, seguendo un’intracciabile linea di confine, applicando un’interpretazione estensiva di norme esistenti.
In entrambi i casi il giurista deve conoscere l’adeguatezza della sua interpretazione alla ‘intenzione de legislatore’ o alla ratio della norma che regola il caso simile. Per conoscere tale adeguatezza è necessario anche conoscere la materia tecnica sulla quale si vuole intervenire giuridicamente, la sua rilevanza, il campo di impiego, gli effetti ed influssi nei rapporti e nei commerci umani. Solo una buona conoscenza dell’oggetto può assicurare una corretta formulazione del rapporto di somiglianza e l’applicazione della normativa prevista per altri casi o realtà.
Questo è uno dei motivi che ha condotto alla nascita di una nuova disciplina giuridica, richiedendole l’approfondimento della conoscenza, nel punto di vista giuridico, delle caratteristiche proprie dell’oggetto informatico.
Le prime tendenze della giurisprudenza e della dottrina nei settori del diritto positivo hanno evidenziato una reale mancanza di percezione della differenza tra computer ed altri oggetti della tecnica: l’elaboratore simula o sostituisce non l’attività lavorativa manuale dell’uomo, ma quella mentale. L’elaboratore non è una macchina nel senso classico del termine, come possono esserlo la lavatrice oppure la macchina da scrivere, bensì è uno strumento che simula alcune caratteristiche dell’intelletto umano. Il computer ed i dati che lo compongono sono quindi sia, direttamente, un oggetto, un bene giuridico sul quale individuare discipline giuridiche, sia un ampliamento, una protesi non alla attività materiale umana, come qualsiasi macchina, ma all’attività di pensiero umano, che comprende quindi l’attività giuridica.
Di questa peculiarità il giurista informatico se ne accorse immediatamente, sviluppando così i due rami dell’informatica giuridica, quello che ricerca i modi di utilizzazione del computer nell’attività del dire e fare diritto, e quella che studia le regolamentazioni giuridiche dei beni informatici.
Fin dall’inizio quindi, la dottrina si è rivolta alla prassi, ai giuristi esperti di informatica provenienti dai più disparati settori professionali, cercando aiuto per la comprensione della nuova realtà sia nei giuristi più vicini alla prassi, sia nella prassi stessa.
Questa prossimità alla prassi permetteva un’attività tesa a raccogliere descrizioni di cose, fatti, accadimenti e comportamenti per cercare una normativa, nuova o vecchia che fosse, e verificarne l’adeguatezza.
L’apertura alla prassi ha comportato uno sviluppo della dottrina non chiuso in ristretti ambiti accademici, ma aperto agli apporti di tutti gli studiosi interessati alla materia.
Dalla prassi alla teoria, dunque, ed è stato questo il percorso di Michele Iaselli e di questo compendio, che ha segnato la storia dell’informatica giuridica.
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