Qual è il reale potenziale dell’intelligenza artificiale per la Pubblica Amministrazione? La risposta è scontata: enorme.
Ma per sfruttare effettivamente tutto questo potenziale è necessario comprendere quale sia lo stato dell’arte della “transizione digitale” e come bilanciare il ricorso ad una tecnologia tanto dirompente – e discussa – con la tutela dei diritti fondamentali. Le sfide da affrontare, infatti, sono tante e non vanno sottovalutate: la protezione dei dati, la cybersecurity, l’occupazione, la responsabilità, la proprietà intellettuale, il rischio di discriminazione. E ancora. L’Europa ha giocato d’anticipo, con il Regolamento 2024/1689, l’AI Act, ponendo le basi per un uso consapevole e antropocentrico dell’intelligenza artificiale.
Non solo, ha adottato un ormai consolidato approccio risk based.
Anche l’Italia non vuole perdere l’occasione di adeguare tempestivamente l’ordinamento interno e consolidare la strategia nazionale. La partita dell’artificial intelligence, comunque, è già cominciata e non mancano gli esempi di buona amministrazione con progetti e sperimentazioni che mirano a migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’attività burocratica, elevando i livelli di vivibilità e sicurezza delle città.
A volte, però, la corsa all’innovazione porta a scelte disinvolte e discutibili. Questo è il percorso dell’opera, che fornisce un quadro d’insieme della moderna Pubblica Amministrazione rispetto al tema della digitalizzazione e un approfondimento tecnico-giuridico sull’impatto dell’intelligenza artificiale sull’uomo e sulle sue attività.
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