È un compito ingrato cercare la verità? Non è forse più comodo adagiarsi in un accogliente relativismo, dove pare esserci spazio per ogni tipo di convinzioni e di credenze? Del resto, se si considera il vasto campo delle religioni e i notevoli problemi che a vario titolo assillano il mondo d’oggi, sembra doveroso non urtare la suscettibilità altrui e censurare perciò ogni discorso veritativo. Eppure, da Socrate a Gesù Cristo, non è stato forse indicato una volta per tutte il primato della verità, anche se risultasse sgradito? Non hanno essi consegnato all’uomo di tutti i tempi un messaggio indimenticabile, ovvero che se proprio la verità produce violenza, ciò accade in chi non ne vuole sentir parlare? Nessuna prevaricazione, nessun sopruso, nessun male possono essere generati dalla verità! Perché essa non è patrimonio di qualcuno ma beneficio per tutti. Per questo va cercata, in un costante dialogo tra le diverse posizioni.
Ciò vale soprattutto per la filosofia, che per antonomasia è ricerca rigorosa della verità. E quindi anche per la filosofia della religione, che non può esimersi dal definire che cosa è ‘religione’ distinguendola da ciò che tale non è anche se lo sembra o sostiene di esserlo.
Da questa convinzione nasce questo libro. Ispirandosi a un principio fondamentale della ricerca filosofica, per cui ogni tesi può essere abbandonata se il rigore delle argomentazioni lo esige, esso intende riproporre all’attuale dibattito filosofico-religioso la crucialità di una così difficile questione. Nella consapevolezza che talora è proprio ciò che sembra inattuale a risultare tanto maggiormente benefico.
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