Il Trattato di Roma prevedeva poche disposizioni in materia di politica sociale, limitate al divieto di discriminazione tra lavoratori e lavoratrici, nonché alcune norme relative alla sicurezza sociale.
In sostanza, gli Stati fondatori ritenevano superflua l’introduzione di norme specifiche, in quanto gli obiettivi principali erano altri, e la politica sociale avrebbe dovuto svolgere per molti anni esclusivamente funzioni di supporto e fiancheggiamento di altre politiche. La necessità di una più incisiva azione in campo sociale fu invece affermata con forza dalle istituzioni comunitarie prima con l’Atto Unico Europeo e successivamente con il Trattato di Maastricht che, per la prima volta ampliava l’orizzonte della politica sociale europea. Questo ampliamento, in sostanza, si concretizzava nell”Accordo sulla Politica Sociale’, allegato al TUE e concluso da 11 Stati, con l’esclusione della Gran Bretagna.
Proprio sullo sviluppo della politica sociale, quale finalità prioritaria dell’Unione, la Commissione pubblicava un libro verde intitolato ‘Politica sociale europea: opzioni per l’Unione’, successivamente un libro bianco intitolato ‘La politica sociale europea: uno strumento di progresso per l’Unione’ ed infine un altro libro verde intitolato ‘Partenariato per una nuova organizzazione del lavoro’.
La politica sociale riceve però la sua consacrazione con il Trattato di Amsterdam che accentua il principio della collaborazione tra Stati e Comunità, riservando ai primi il ruolo di protagonisti; in seguito con il Trattato di Nizza sono state apportate modifiche marginali.
Ovviamente, la grande diversità di sistemi e regimi presenti negli Stati membri anche alla luce dell’ultimo ampliamento, rende il cammino dell’armonizzazione molto complesso ma le prospettive future di sviluppo sono buone.
47/2
“
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.