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Intelligenza Artificiale generativa: un nuovo modo di studiare?

Intelligenza Artificiale generativa

In questo articolo parliamo di Intelligenza Artificiale generativa e proviamo a rispondere a una domanda: i sistemi di Intelligenza Artificiale generativa possono essere utilizzati per lo studio? E, se si, come? 

Cos’è l’Intelligenza Artificiale generativa?

L’intelligenza artificiale (IA) o (Artificial Intelligence – AI) è stata definita come la più grande rivoluzione della storia dell’umanità o come il più grande pericolo, cioè come uno strumento che potrà sostituire l’uomo.  Di IA stiamo parlando sempre più da quando, a fine 2022, l’azienda statunitense OpenAI ha rilasciato il primo Chatbot gratuito (ChatGPT) e lo ha messo a disposizione degli utenti.  Altri colossi del Tech hanno poi rilasciato Chatbot simili: tra questi troviamo l’IA di Google – prima Bard e poi Gemini – e quella di Microsoft – Copilot

Tuttavia allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale si lavora da decenni e, presumibilmente, si continuerà a lavorare per decenni.  Prima di proseguire con l’articolo e cercare di capire se e come utilizzare questo strumento per lo studio, vediamo insieme cos’è l’Intelligenza Artificiale

L’IA è una tecnologia che «imita» l’intelligenza umana

Spoiler: ad oggi, sappiamo spaventosamente poco di cosa sono e come funziona il cervello umano e di cosa è l’intelligenza. Riuscire nell’impresa di imitarli è arduo e, infatti, al momento non ci siamo ancora riusciti.

L’Intelligenza Artificiale generativa, cioè l’AI che ha suscitato maggiore interesse, è quella in grado di generare testi, immagini e video su indicazione di un soggetto che formula una richiesta.  I Chatbot sono tipi di IA generativa specializzati nella conversazione con gli esseri umani. Per ottenere una risposta da un Chatbot, l’utente (l’essere umano) dovrà porre una domanda (tecnicamente inserire un prompt) e, in pochi secondi, l’Intelligenza Artificiale genererà una risposta (output) sulla base dei dati che possiede.

Ma quali dati possiede? Non è facile dare una risposta. Sappiamo che OpenAI ha caricato dati fino alla primavera del 2023 mentre adesso ChatGPT è in grado di fare ricerche su Google come Gemini.

 Attenzione: l’AI non è un motore di ricerca, non è un’enciclopedia e non è un archivio di informazioni (ergo non è onnisciente e, è bene dirlo immediatamente, può sbagliare). 

Stiamo utilizzando bene l’IA generativa?

Dal rilascio di ChatGPT fino a questo momento abbiamo utilizzato l’IA generativa per scrivere biglietti di auguri, fare riassunti, scrivere ricette o spiegare concetti. Insomma, ai Chatbot abbiamo chiesto qualsiasi cosa.  Non sapendo ancora cos’è questo nuovo strumento, cerchiamo di capire se può essere utilizzato o meno per lo studio.

Negli ultimi mesi sono nati centinaia di programmi che, grazie all’integrazione con l’Intelligenza Artificiale promettono di fare mappe concettuali, sintesi, riassunti o vere e proprie lezioni, partendo da appunti o da contenuti di libri. Questi programmi (quasi tutti a pagamento) si aggiungono ai Chatbot (gratuiti) ai quali chiedere di spiegare qualsiasi argomento.  Un noto giornalista italiano dice spesso «se è troppo bello per essere vero, è facile che non sia vero». Vediamo se l’Intelligenza Artificiale è un’eccezione a questa regola.

Intelligenza artificiale e studio

Arriviamo ora al cuore di questo articolo e proviamo a rispondere alla domanda iniziale: i sistemi di Intelligenza Artificiale generativa possono essere utilizzati per lo studio? Possiamo imparare utilizzando l’Intelligenza Artificiale? 

La risposta sintetica (nel momento in cui questo articolo è stato scritto) è «no», almeno se parliamo di strumenti gratuiti e se intendiamo sostituire le forme tradizionali di apprendimento (libri, corsi, ripetizioni).  Ma cerchiamo di articolare meglio. 

I Chatbot interagiscono con gli individui che li interrogano, ma non sono autonomi. Sono le persone a formulare una o più domande e a continuare la conversazione dopo la prima risposta dell’IA.  Anche qui occorre fare attenzione: i Chatbot non possono sostenere conversazioni lunghe poiché, dopo aver utilizzato un determinato numero di caratteri, dimenticano (resettano) la Chat e iniziano ad avere allucinazioni, cioè rispondere male. 

Per la qualità della risposta, ha un peso specifico anche la qualità della domanda. Per un risultato buono, chi formula la domanda deve avere una conoscenza, seppur basica, dell’argomento. Chiedere a un Chatbot una ricetta per cena è, infatti, diverso dal chiedergli un parere sull’interpretazione di una legge. 

Alcune regole utili per parlare con i Chatbot 

Porre le domande ai Chatbot in modo corretto è talmente importante che per sviluppare questa abilità (il cd. prompting) stanno spopolando veri e propri corsi, chiamati corsi di prompt engineering, cioè di ingegneria delle domande.  

Oltre a saper scrivere prompt adeguati, chi parla con i Chatbot deve essere consapevole che:

  • non sono progettati per non dare risposte. Ciò vuol dire che se non hanno elementi per dare una risposta, la inventano. I sistemi di IA sono creativi e inventano (a volte un articolo o una sentenza, altre volte interi provvedimenti);
  • non produrranno mai due risposte identiche, neanche a fronte della stessa identica domanda, perchè, appunto, sono programmati per creare.

Ciò vuol dire che è essenziale porre le domande nel modo più completo possibile: ecco perché l’affidabilità della risposta (output) dipende anche dalla conoscenza che ha dell’argomento la persona che pone la domanda. Ergo, difficilmente potranno essere utilizzati per imparare. Supponiamo, però, che tutti siano abili scrittori di prompt. Per utilizzare l’IA per studiare per un esame o per un concorso, si dovrebbe chiedere al Chatbot di fiducia di spiegare gli argomenti del programma che ci interessano.
L’AI darà quasi immediatamente una risposta scritta benissimo, con uno stile fluido e magari con degli schemi riepilogativi. Leggendo il contenuto e vedendo la velocità e la facilità con le quali il Chatbot sviluppa un processo creativo, si potrebbe essere facilmente ammaliati e elettrizzati, pensando di aver finalmente trovato lo strumento definitivo per dare gli esami più velocemente o coronare il sogno di entrare nella P.A. Il fatto che la risposta sia scritta benissimo può generare un senso di fiducia verso l’output fornito: le risposte, però, anche se scritte bene, sono spesso imprecise e le informazioni possono essere non aggiornate o addirittura false.

Un esempio vale più di mille parole e, quindi, vediamo come se la cava un noto Chatbot con un argomento di procedura penale elementare e non soggetto a particolari modifiche legislative.

Intelligenza Artificiale generativa

Intelligenza Artificiale generativa

Abbiamo chiesto la differenza tra soggetti e parti del procedimento penale. Il Chatbot ci spiega che sono soggetti del processo penale il giudice, il P.M., il difensore, la parte civile, il testimone e il peritoLa risposta, scritta come sempre bene, è sbagliata: la parte civile, infatti, è una parte processuale e non un soggetto, mentre testimone e perito non sono né soggetti né parti.

Vediamo la risposta relativa alle parti processuali.

interrogazione chatbot

Secondo l’IA sono parti del processo penale l’accusa, la difesa e il giudice (quest’ultimo ovviamente non può assolutamente essere una parte).

Facciamo un altro esempio, questa volta relativo al diritto penale, per mostrare un altro comportamento dell’IA che può essere pericoloso e per il quale è importante la conoscenza dell’argomento oggetto della domanda.

interrogazione chatbot

 

Nel prompt c’è un errore: si chiede di parlare dell’art. 323 del codice penale  (che effettivamente disciplina l’abuso d’ufficio) suggerendo, però, che tale articolo è stato abrogato.
L’Intelligenza Artificiale generativa ha seguito il suggerimento che ha ricevuto nel prompt e ha sostenuto nella risposta che l’articolo è abrogato (addirittura indicato il provvedimento abrogativo). L’abuso d’ufficio però non è stato abrogato: la legge citata esiste realmente, ma non modifica il codice penale (contiene infatti disposizioni per l’assistenza in favore di persone con disabilità grave prive di sostegno familiare).

Questi esempi, che contengono errori macroscopici, servono solo per sottolineare la necessità di fare un uso critico dell’IAAl pari degli esseri umani, anche i sistemi di Intelligenza Artificiale sbagliano, pur restando strumenti sorprendenti dai quali assorbire tutti gli aspetti positivi. 

Ricapitolando, per parlare con il Chatbot dobbiamo:

  • saper porre le domande nel modo giusto (saper scrivere prompt)
  • conoscere l’argomento
  • leggere sempre in modo critico la risposta che spesso contiene errori, imprecisioni o informazioni inventate.

 

Per quanto riguarda l’utilizzo dell’IA per lo studio del diritto, poi, è necessario dare peso anche ad un altro elemento: il diritto ha un linguaggio specifico (addirittura tecnico) e questo rende più difficile la produzione di risposte corrette per l’Intelligenza Artificiale.  L’Intelligenza Artificiale non può sostituire, ad oggi, i tradizionali strumenti di studio (e non si sa se ci riuscirà mai): il rischio è di imparare concetti sbagliati credendo di risparmiare tempo.  

Ciò non vuol dire, ovviamente, che l’IA possa essere un valido strumento da utilizzare in una fase avanzata della preparazione, quando si conoscono i concetti e si ha una base consolidata, per testare la propria preparazione (prova a fare la caccia all’errore).  Il consiglio è studiare bene gli argomenti con strumenti tradizionali e, in un secondo momento, provare ad utilizzare l’AI. In ogni caso, il risultato prodotto da sistemi di Intelligenza Artificiale generativa deve essere sempre controllato e letto in modo critico. 

A questo punto, dopo aver compreso come utilizzare al meglio l’Intelligenza Artificiale senza commettere errori, possiamo presentare Simone, l’Intelligenza Artificiale di Edizioni Simone. Tramite CodiciQR presenti nei libri si potrà accedere a brevi video generati con l’utilizzo di IA generativa di immagini. I testi sono frutto del lavoro delle Redazioni Simone e rappresentano un modo nuovo di spiegare il diritto.