Hai fatto un concorso pubblico e alcuni quiz avevano più risposte che potevano sembrare corrette? Se è così non preoccuparti perché non sei da solo. Molti altri concorsisti si sono trovati nella stessa situazione. Alcuni casi sono arrivati anche all’attenzione del Consiglio di Stato.
Una recente sentenza del Consiglio – la 5840/2024 – riguarda, infatti, la formulazione dei quesiti somministrati ai candidati nelle procedure concorsuali.
Ma andiamo con ordine e analizziamo la vicenda.
Il fatto
Il Consiglio di Stato, cioè organo di secondo grado della giustizia amministrativa, si è pronunciato sulla richiesta di modifica di una sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Lazio.
Il giudizio riguardava il concorso pubblico, per titoli e esami, per la copertura di 2133 posti (poi aumentati a 2736) relativi al profilo di funzionario amministrativo, da inserire in diverse amministrazioni.
La prova scritta consisteva nella somministrazione di 40 quesiti a risposta multipla: 32 quiz consistevano in domande di tipo teorico e 8 in quesiti situazionali relativi a problematiche organizzative e gestionali ricadenti nell’ambito degli studi sul comportamento organizzativo. Tali quesiti dovevano «valutare la capacità di giudizio dei candidati, chiedendo loro di decidere tra alternative predefinite di possibili corsi d’azione».
Nei concorsi pubblici, infatti, i quesiti situazionali servono ad accertare le capacità di giudizio dei candidati (le cd. soft skills o competenze trasversali).
Come spesso accade per questi quesiti, il punteggio attribuibile per ciascuna risposta era variabile:
- +0,75 per la risposta più efficace
- +0,375 per la risposta neutra
- 0 punti per la risposta meno efficace.
Oggetto del giudizio erano due dei quesiti situazionali che, secondo il candidato, contenevano due risposte che potevano essere valutate come corrette.
Grazie al ricorso presentato da uno dei candidati del concorso RIPAM, i giudici della IV sezione del Consiglio di Stato hanno avuto modo di pronunciarsi su un tema di grande rilevanza per i concorsisti: le caratteristiche che devono avere le domande somministrate durante le procedure concorsuali.
I principi stabiliti dal Consiglio di Stato
I giudici del Consiglio di Stato, riformando la sentenza del TAR Lazio che non aveva accolto le motivazioni poste alla base del ricorso, ha ribadito due principi già emersi dalla giurisprudenza amministrativa.
In primo luogo, i giudici hanno ribadito un principio già presente in una sentenza del 2022, cioè l’obbligo per l’amministrazione di una formulazione chiara, non incompleta, né ambigua della domanda, che deve contenere una sola risposta indubbiamente esatta.
Ulteriore principio enunciato riguarda il divieto, da parte della commissione, di tendere tranelli e formulare domande ambigue e confondenti ai candidati. Questi ultimi, infatti, non devono essere costretti a scegliere tra diverse risposte quella “meno errata” o quella più accettabile. Quesiti così formulati violano il principio di riserva di scienza.
La commissione deve garantire che i quesiti abbiano risposte chiare e non equivoche che devono consentire ai candidati di rintracciare un’unica risposta esatta.
Ma cosa sono i quesiti situazionali?
I quesiti situazionali sono una particolare tipologia di quesiti che da qualche anno a questa parte può essere somministrata ai concorsi pubblici. Essi puntano all’accertamento di competenze trasversali (o soft skills), utili per migliorare le prestazioni professionali, come le capacità relazionali e comportamentali, il teamworking, il pensiero laterale ecc.
I quesiti che puntano all’accertamento di queste capacità hanno una particolarità: il candidato, generalmente, può offrire una risposta adeguata, una risposta neutra o una risposta meno efficace.
Di seguito riportiamo alcuni esempi di quesiti situazionali.
Se i principi stabiliti dal Consiglio di Stato nella sentenza 5840/2024 sono sicuramente applicabili ai quiz di taglio normativo, dobbiamo, però, chiederci se anche i quesiti situazionali possono essere chiari, non ambigui e con una risposta indubbiamente esatta. Infatti molto spesso sono i bandi a specificare che i quesiti contengono una risposta più adeguata, una neutra e una meno adeguata.
La sentenza del Consiglio di Stato, comunque, non impedirà l’utilizzo dei quesiti situazionali nei concorsi pubblici, anche perché l’accertamento delle soft skills nei concorsi permette una selezione più accurata e moderna del personale civilistico. La sentenza, dunque, imporrà alla P.A. e alla commissione di concorso di specificare nel bando i criteri e i modi per individuare quale risposta deve essere considerata più efficace dell’altra e qual è il confine tra risposta più efficace e risposta neutra.
I quesiti situazionali saranno quindi ancora utilizzati per l’accertamento delle competenze trasversali dei candidati.
Per imparare a rispondere bene ai quesiti situazionali consigliamo lo studio del libro Quesiti situazionali e soft skills per i concorsi pubblici.
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