Questo nuovo lavoro, che segue la fortunata edizione dei primi 3 tomi, è anch’esso articolato in tre volumi, quante sono le prove scritte del concorso per la nomina a notaio, e si propone come sussidio teorico-pratico per affrontare questo temutissimo ostacolo.
Gli scritti del concorso richiedono, da un lato, un solido retroterra giuridico, dall’altro l’attitudine e la capacità di porsi di fronte al caso specifico con concretezza e senso pratico.
Gli 11 casi proposti per ciascuna materia, tutti originali a cura dell’autore, frutto dell’esperienza degli anni intensi di studio e pratica notarile, prospettano un ventaglio di problemi e soluzioni di forte verosimiglianza concorsuale, tentando di mediare, per quanto possibile, tra la naturale propensione, tipica di chi, come il praticante notaio, possiede un vasto bagaglio di nozioni, verso la scelta più affascinante scientificamente, ma più complessa e talora fuorviante, e il necessario raccordo con le molteplici esigenze pratiche che il notaio, nello svolgimento delle sue funzioni, non può non considerare.
La scarsa propensione di molti concorrenti all’esercitazione pratica “completa” rende particolarmente ostico affrontare la tre-giorni concorsuale: “resistere” alla scrivania per otto ore consecutive richiede un allenamento che non è soltanto giuridico, ma anche fisico e nervoso. è indispensabile pertanto, negli ultimi mesi che separano dalle prove scritte, maturare l’abitudine allo svolgimento della prova di concorso, organizzando vere e proprie “simulazioni”.
La simulazione di concorso dev’essere condotta in maniera matura e “organizzata”: le canoniche otto ore devono essere rispettate; si deve cercare, per quanto possibile, di creare una situazione esterna in qualche modo affine (anche se è ben difficile) a quella che si crea nei giorni del concorso; bisogna evitare di consultare fonti esterne, anche per testare la propria capacità di “cavarsela” di fronte ad argomenti su cui non si ha una preparazione specifica (proprio come accade durante i giorni del concorso).
Lo scopo di quest’opera è quello di consentire l’approccio al caso, consentendo uno svolgimento in modalità “simulazione” fornendo la possibilità di confronto finale con la soluzione.
Per ciascun caso è stato seguito un iter metodologico preciso, che vuole rappresentare un consiglio d’impostazione del caso in sede di concorso.
Le tracce che presentano, anche nell’esperienza concorsuale, un numero sempre cospicuo di problemi formali, sostanziali e di legittimazione, richiedono in primo luogo una lettura silenziosa e completa in ogni punto. Le singole problematiche devono essere analizzate nel complesso, senza privilegiare una alle altre, con l’ausilio di una scaletta, o di richiami grafici che consentano, alla seconda lettura, di avere un ancor più rapido e intuitivo quadro per lo svolgimento. è sicuramente pericoloso iniziare subito a risolvere i problemi man mano che si presentano nell’ordine della traccia, ed è anzi questo l’atteggiamento che più di frequente conduce al “travisamento”. Spesso, anche per questo, si è scelto di sistemare gli elementi problematici del caso in più punti della traccia, a volte nel finale, proprio per abituare il candidato alla lettura completa.
Per l’atto, il consiglio d’impostazione è trovare una resa di facile comprensione, che non imponga al lettore “sforzi” interpretativi: la commissione non deve avere “problemi” nel reperire le singole clausole o nel comprenderne il senso. Attenzione, a tal fine, anche alla resa in lingua italiana.
Le formule scelte sono facilmente memorizzabili, mirando al risultato della completezza senza appesantire eccessivamente la stesura. L’intitolazione dell’atto è la più completa possibile, per rendere subito chiara la soluzione adottata e quindi dare una prima idea, a chi legge, dell’orientamento del candidato. A ciascuna clausola è dedicato un articolo, che ha un suo titoletto: ciò attribuisce ordine e chiarezza allo svolgimento.
Quanto alla sostanza, si è cercato di proporre soluzioni a volte “coraggiose” ma non “ardite”, nella consapevolezza che spesso la traccia di concorso impone scelte difficili al primo approccio, ma in qualche modo obbligate.
Graficamente, si è cercato di riprodurre un atto scritto a mano, e la stesura è stata idealmente effettuata come su foglio di quattro facciate. Sono state inserite pertanto le firme marginali, considerando però i fogli non “a libretto”, ma uno dopo l’altro. Pertanto, ad esempio, per un atto composto di 6 facciate, le firme marginali si trovano solo sul primo foglio (per mera comodità sulla prima facciata), e non altrove, in quanto il secondo foglio (dalla quinta facciata in poi) risulta sottoscritto in fine.
Si è preferito esporre la motivazione al tempo presente indicativo, per mostrare la necessità che il ragionamento su ciascuna problematica sia sempre ricondotto a una visione d’insieme, nella quale le diverse esigenze prospettate al candidato non sono analizzate separatamente e poi dimenticate per passare alla successiva, ma sono tasselli di un unico mosaico da comporre per la soluzione più soddisfacente.
Nel motivare le scelte è opportuno non esasperare la trattazione di singoli argomenti, ma limitarsi alle informazioni essenziali per giustificare la soluzione. è questo uno dei momenti più difficili dello svolgimento, in quanto richiede precisione, coerenza e una buona padronanza delle nozioni coinvolte. Sicuramente utili, purché precisi, sono i richiami normativi: dimostrare una piena padronanza della disciplina giuridica degli istituti può senza’altro favorire l’espressione e rendere l’idea di quanto si conosce la materia.
Può essere inoltre opportuno, quando il caso non sia così intricato da richiedere l’immediata concentrazione sulle soluzioni, non trascurare, già nella prima fase di analisi, la parte teorica, nella quale si richiede la trattazione di argomenti attinenti alla traccia: la stesura di tale parte dell’elaborato può essere utile sia per un ripasso degli istituti coinvolti sia per maturare nel frattempo la soluzione più adeguata.
Nel lavoro si è scelto di esporre parte teorica e motivazione separatamente, proponendo però, in alcuni casi (Casi 9 e 11 Inter vivos del Vol. II, Caso 1 Diritto commerciale del Vol. III), l’esposizione congiunta: in sede di concorso, infatti, salve specifiche richieste, non vi è alcun obbligo di trattazione unitaria, potendo il candidato optare per l’una o l’altra strada in base alle proprie preferenze e al caso sottoposto. Ove, ad esempio, le problematiche impongano la stesura di atti molto lunghi, o particolarmente laboriosi, è consigliabile la trattazione congiunta. Essa però, si precisa, dev’essere bilanciata, indagando gli istituti nelle linee generali, senza però mai trascurare il contatto con il caso concreto.
Non trascurabile, sia per la parte motivazionale, che per la parte teorica, è l’uso di un linguaggio giuridico adeguato. Si deve tener presente che ciascuna definizione ha un suo puntuale referente significativo, e troppo spesso classi di termini sono utilizzate come un unico genus: così, inefficacia, invalidità e nullità diventano sinonimi, e atto giuridico, negozio e contratto sono espressioni utilizzate quasi in maniera indifferente, anche da chi dimostra poi, nello svolgimento della parte pratica, di conoscerne il significato giuridico. L’approssimazione linguistica rischia non soltanto di sminuire intuizioni giuste, ma anche di esprimere a chi legge una scarsa consapevolezza di quanto sostenuto.
Per arrivare a una soluzione compiuta e coerente, occorre una base teorica, che non può prescindere dall’ausilio della giurisprudenza relativa ai singoli istituti: per questo, è parso opportuno dare suggerimenti bibliografici essenziali, indicando anche la pagina, per favorire il ripasso nei momenti ultimi prima delle prove concorsuali, e nel contempo le massime giurisprudenziali più significative.
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