Il diritto islamico è la fonte materiale del vigente diritto positivo dei Paesi musulmani, ma non si identifica propriamente con nessuno di essi.
In ciascun ordinamento, infatti, ai principi giuridico-religiosi del Corano e della Sharī’ah si affiancano consuetudini, normative positive, usi locali etc. che disciplinano nel dettaglio la convivenza del corpo sociale.
Nei Paesi musulmani i principi religiosi, pur essendo considerati immutabili nel loro «nocciolo duro» perché derivati direttamente da Dio, necessitano, dopo circa quattordici secoli dalla Rivelazione coranica, di una chiave di lettura in grado di conciliarsi con le mutate esigenze della società civile.
In tali ordinamenti, soprattutto negli ultimi due secoli, si sono verificati alcuni importanti mutamenti:
— l’occidentalizzazione del diritto, che ha prodotto lo sviluppo di branche completamente nuove (come il diritto costituzionale) e ne ha modificate altre (diritto penale, commerciale, bancario etc.);
— le codificazioni, per dare ordine alle norme vigenti in materia di statuto personale (matrimonio, famiglia, successioni etc.);
— la decadenza degli ordini giudiziali tradizionali (qāddī, mazālim, muhtasib) a fronte dell’istituzione di Tribunali organizzati sul modello occidentale, chiamati ad applicare il diritto ispirandosi ai principi della tradizione islamica.
Questa evoluzione, maturata in tempi e luoghi diversi, non è stata uniforme (in quanto si è sviluppata in maniera disomogenea nei singoli ordinamenti), né pacifica, e attualmente è in pieno fermento a seguito della resistenza attiva che il popolo arabo-musulmano sta opponendo ai poteri costituiti. Ciò è confermato dalle ondate di rivolte note come «Primavera araba», generate dalla presa di coscienza di tutti i musulmani (a prescindere dalla loro nazionalità) dell’inviolabile dignità del singolo e del cittadino e dal relativo senso di umiliazione e frustrazione (hogra) provocato dalla gestione autoritaria del potere.
La conseguenza è che il quadro attuale del diritto positivo dei Paesi musulmani si presenta frammentato, diversificato e di difficile lettura, circostanze, queste, che dovrebbero stimolare un maggiore interesse di politologi e studiosi di diritto comparato.
Questo volume non si ferma ad una descrizione statica dei principi di diritto islamico, ma, attraverso un’analisi comparata che si avvale di opportuni paralleli e differenze con il nostro diritto, delinea la loro evoluzione-involuzione nei Paesi musulmani.
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