Prendere parte a una selezione per ottenere un ambito posto di lavoro o per essere reclutati nelle Forze Armate è sempre fonte di tensione e la sensazione che domina il periodo antecedente le prove dell’esame è ‘la paura di non farcela’. Ma una volta superati i test preliminari (di cultura generale o tecnico-professionali) e riacquisita la fiducia in se stessi, ancora un importante banco di prova attende lo stremato candidato: i test psicoattitudinali. Il più delle volte il candidato non ha la minima idea di che cosa lo aspetti. Sebbene se ne senta parlare, sono davvero pochi quelli che sanno realmente in che cosa consista questa prova. La presente pubblicazione è dedicata proprio a chi i test li conosce solo ‘per sentito dire’ e desidera comprenderli meglio; a chi, preso dal panico, spera di potersi preparare a questa ulteriore prova per il superamento della quale non occorre studiare giorno e notte ma basta essere lucidi, trasparenti, sicuri e sinceri: semplicemente, essere se stessi.
La prova di cui ci vogliamo occupare si svolge tramite un colloquio, durante il quale il candidato viene sottoposto a test finalizzati a valutare le sue capacità, le caratteristiche della sua personalità, l’attitudine a svolgere un particolare tipo di mansioni.
Ma non lasciatevi ingannare. L’esame non inizia con il primo test, bensì nel momento in cui il candidato incontra l’intervistatore: è allora infatti che fra i due si instaura una prima forma di comunicazione.
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