Il lavoro si propone di esaminare le più rilevanti questioni applicative che sono sorte nella prassi arbitrale e che non hanno ancora trovato sicura soluzione, con particolare riferimento alle soluzioni privilegiate, su ciascun punto, dalla giurisprudenza arbitrale ed ordinaria.
Si considerano, anzitutto, le problematiche di maggiore frequenza e che involgono aspetti maggiormente istituzionali. Si esamina la procedura arbitrale, con riguardo direttamente alla sede dell’arbitrato, alle norme del procedimento arbitrale scelte dalle parti, alla decisione sulle questioni incidentali, istruttorie e preliminari di merito, all’eccezione d’incompetenza e al divieto di concessione delle misure cautelari.
Una sezione autonoma è dedicata alle cd. questioni incidentali e, soprattutto, alle questioni incidentali suscettibili ed insuscettibili di arbitrato, alla conoscenza incidenter tantum e alla decisione sulle questioni incidentali da parte degli arbitri. Si affronta, poi, la riassunzione del giudizio arbitrale e la dibattuta questione dell’applicabilità dell’art. 7, co. 3, legge n. 218/95 e la pregiudizialità tra giudizi ordinari e arbitrali transnazionali.
Si considerano le ipotesi di connessione nel procedimento arbitrale, prendendo avvio dalla disciplina sulla connessione secondo la Legge 5 gennaio 1994, n. 25. Si valuta, quindi, il problema aperto della litispendenza tra giudizio arbitrale e giudizio ordinario. L’analisi si rivolge, ancora, alla fase istruttoria del procedimento arbitrale e, in particolare, agli atti di istruzione che possono essere delegati dagli arbitri a uno di essi e al necessario rispetto del principio del contraddittorio.
Per quel che riguarda, poi, il controllo del giudice ordinario sull’attività degli arbitri, si affronta l’analisi della struttura del giudizio di impugnazione per nullità e l’esame dei motivi di nullità che possono essere dedotti. Si considerano, in particolare, il difetto della cd. potestas judicandi, il vizio di ultrapetizione in relazione al vizio di potestas judicandi, l’inesistenza del lodo per difetto di potestas judicandi ed impossibilità di dare corso ad una fase rescissoria.
Il lavoro si rivolge, anche, all’arbitrato irrituale ed evidenzia, in primo luogo, le problematiche sottese all’individuazione della natura di questo procedimento arbitrale e alla determinazione delle norme applicabili all’arbitrato irrituale. Si considerano, poi, le principali caratteristiche del giudizio d’impugnazione del lodo irrituale: l’autonomia e l’eventualità della fase rescissoria, con attenzione alla netta separazione tra la fase rescindente e la fase rescissoria e al carattere di errore revocatorio e non di errore negoziale del vizio che rende invalido il lodo libero. Il tema che segue pertiene all’improcedibilità della domanda rescissoria per difetto di un cd. presupposto processuale di ulteriore procedibilità della domanda prima della declaratoria di invalidità del lodo irrituale e al conseguente divieto dell’ammissione delle istanze istruttorie e dell’assunzione delle prove dedotte in relazione al diritto fatto valere in via subordinata condizionale. L’ordine di esame delle questioni, delle deduzioni istruttorie e della assunzione dei mezzi di prova.Altri spunti di riflessione sono tratti dal tema del valore delle prove assunte nel giudizio arbitrale irrituale.
Ancora l’analisi si amplia al lodo arbitrale internazionale e la sua impugnazione, con particolare attenzione alle impugnazioni secondo il Codice di rito e al vuoto normativo sulle impugnazioni lasciato dalle Convenzioni internazionali.
La seconda parte del lavoro si rivolge a problematiche applicative di maggiore complessità. Si esamina il compromesso come fonte dell’arbitrato, con attenzione alle sue condizioni di ammissibilità e al suo ambito di applicazione, alla forma e ai casi di invalidità del compromesso e della clausola compromissoria.
Si considerano i rapporti tra arbitrato e procedure fallimentari nei loro principali risvolti applicativi. L’attenzione si rivolge, anzitutto, alle problematiche legate alla competenza del Tribunale fallimentare italiano ai sensi dell’art. 24 legge fallimentare: rapporto tra il compromesso per arbitri e la procedura fallimentare, all’ammissibilità dell’arbitrato nelle procedure fallimentari, al compromesso del fallito innanzi al fallimento e alla clausola compromissoria del fallito innanzi al fallimento.
Ancora, si analizza la nuova disciplina sull’arbitrato societrario prevista dal D.Lgs. 7 gennaio 2003, n. 5 e, infine, l’arbitrato estero con particolare attenzione al quesito della sua qualificazione.
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