Scienza delle Finanze

Capitolo 1 L’oggetto di studio della scienza delle finanze

X: “La scienza delle finanze”

Y: “La scienza delle finanze (o economia pubblica) studia i principi fondamentali della finanza pubblica, ossia dell’attività tramite cui lo Stato e gli altri enti pubblici si procurano le risorse necessarie a soddisfare i bisogni della collettività, avendo come obiettivo lo sviluppo equilibrato del sistema economico e una maggiore uguaglianza sociale. Lo studio di tale disciplina può essere condotto seguendo un approccio positivo, basato su un’analisi oggettiva della realtà, oppure un approccio normativo nell’intento di individuare la soluzione più desiderabile a livello sociale.”

X: “Il diritto finanziario”

Y: “Il diritto finanziario è quella branca del diritto amministrativo che studia le norme che regolano l’attività finanziaria dello Stato e degli altri enti pubblici. Al suo interno, tale disciplina comprende due rami: i) il diritto tributario, il quale studia la normativa inerente alla determinazione e alla raccolta dei mezzi economici (ossia il sistema tributario); ii) la contabilità di Stato, che si sofferma invece sull’analisi della gestione e dell’erogazione dei mezzi economici.

Capitolo 2 L’attività finanziaria pubblica

X: “Gli elementi fondamentali del sistema finanziario pubblico”

Y: “Il sistema finanziario pubblico si basa su quattro elementi fondamentali: i) i soggetti attivi (Stato ed enti territoriali), dotati di potestà finanziaria e aventi come obiettivo la realizzazione del massimo vantaggio per la collettività; ii) i soggetti passivi (contribuenti); iii) i beni economici di proprietà pubblica; iv) i rapporti giuridici.”

X: “I bisogni pubblici”

Y: “L’attività dello Stato è volta a ottenere i mezzi necessari per sostenere le spese pubbliche al fine di soddisfare i bisogni pubblici. Per una trattazione dettagliata dei bisogni individuali e collettivi, digita il titolo dei corrispondenti sottoparagrafi del manuale.”

X: “Distinzione fra bisogni individuali e collettivi”

Y: “I bisogni possono essere di due specie: i) individuali, poiché avvertiti singolarmente da ciascun soggetto (ad es.: nutrirsi); ii) collettivi, in quanto scaturenti dalla vita associata. I bisogni collettivi possono essere soddisfatti sia da soggetti privati (in tal caso hanno natura privata) sia dallo Stato e dagli enti pubblici (in tal caso hanno natura pubblica”

X: “I diversi bisogni collettivi”

Y: “Tra i bisogni pubblici si possono, a loro volta, identificare: i) bisogni primari, che riguardano la garanzia dell’ordine pubblico e della difesa dello Stato; ii) bisogni secondari, tra i quali rientrano la sicurezza sul lavoro, la tutela della saluta pubblica ecc.”

X: “I servizi pubblici”

Y: “I servizi pubblici costituiscono quelle attività tramite cui lo Stato e gli enti pubblici soddisfano i bisogni della collettività. Essi si distinguono in servizi di consumo e servizi alla produzione e possono essere di due tipi: i) speciali, quando sono offerti ai singoli soggetti, i quali a loro a volta ne usufruiscono individualmente (ad es. rete ferroviaria). Il prezzo di tali servizi prende il nome di tassa; ii) generali, quando sono resi all’intera collettività (ad es. costruzione delle strade). Il prezzo richiesto dallo Stato ai singoli costituisce, in questo caso, un’imposta. Alcuni servizi, come l’istruzione pubblica, si definiscono invece misti poiché presentano ambedue le caratteristiche dei servizi pubblici speciali e generali.”

X: “La coazione”

Y: “Il sistema finanziario pubblico si caratterizza per l’esercizio di un potere coercitivo da parte dello Stato e degli enti pubblici (soggetto attivo) nei confronti dei privati cittadini (soggetto passivo). La dottrina moderna, tuttavia, sostiene che l’esercizio del potere di coazione non riguarda unicamente la finanza pubblica, poiché: i) lo Stato può esercitare il proprio potere coercitivo anche attraverso le scelte di politica economica (ad es. imposizione di dazi sulle importazioni); ii) i responsabili della politica finanziaria, così come i privati, sono soggetti alle leggi economiche tradizionali e mirano a conseguire il massimo risultato con le scarse risorse di cui dispongono.”

X: “Le scelte finanziarie come scelte politiche”

Y: “Lo scopo cui tende la finanza pubblica è, in generale, riassumibile attraverso l’espressione «soddisfacimento degli interessi generali della collettività». Tuttavia, il contenuto degli interventi finanziari è sempre il frutto di contrasti e compromessi degli interessi dei gruppi al governo.

X: “Gli obiettivi e i soggetti dell’attività finanziaria pubblica”

Y: “Gli obiettivi generali cui tende la finanza pubblica sono: i) pieno impiego dei fattori produttivi; ii) sviluppo del reddito pro-capite; iii) equa redistribuzione del reddito; iv) stabilità monetaria e valutaria.

In base ai soggetti che gestiscono l’attività finanziaria pubblica, quest’ultima può avere differente natura: i) è politica se il soggetto preposto è lo Stato; ii) ha carattere politico-amministrativo se è gestita dagli enti territoriali; iii) costituisce un’attività tecnica se è svolta de enti istituzionali.”

X: “Teorie sulla natura dell’attività pubblica”

Y: “Le molteplici teorie riguardanti l’attività finanziaria pubblica possono classificarsi in: i) teorie economiche; ii) teorie politico-sociologiche; iii) teoria delle scelte pubbliche. Gli economisti, inoltre, hanno nel tempo proposto diversi modelli ai quali l’attività dello Stato in campo economico avrebbe dovuto conformarsi: i) finanza neutrale; ii) finanza del riformismo sociale; iii) finanza compensatrice (o congiunturale).”

X: “L’attività finanziaria in età liberale (prima metà dell’800)”

Y: “Gli economisti classici consideravano negativamente l’intervento dello Stato nella finanza pubblica; per questa ragione essi aspiravano alla neutralità della finanza pubblica. Da ciò è disceso il modello della finanza neutrale, che mira a ridurre al minimo i turbamenti della vita economica connessi all’attività di prelievo ed erogazione.

Gli economisti classici sostenevano, inoltre, che il finanziamento delle spese doveva essere condotto mediante un’imposta generale e proporzionale al reddito, in modo tale da non alterare la ripartizione della ricchezza.”

X: “La finanza del riformismo sociale”

Y: “Sorta nella seconda metà dell’800, tale modello si ispirava al principio dell’adozione della finanza ai fini della redistribuzione della ricchezza. John Stuart Mill, in modo particolare, sostenne non soltanto la teoria della ripartizione proporzionale delle imposte, di matrice classica, ma anche la necessità di adottare imposte progressive sulle successioni, allo scopo ridurre le disuguaglianze sociali.”

X: “Nascita e sviluppo delle imprese pubbliche”

Y: “Alla fine del XIX secolo, accanto a un marcato sviluppo delle imprese pubbliche, si assistette anche a un notevole aumento dell’intervento statale nella vita economica. Pertanto, la distinzione dei mezzi tra impieghi privati e pubblici non dipendeva soltanto dal prelievo fiscale, ma anche dall’attività di disciplina, controllo e propulsione esercitata dallo Stato.”

X: “La finanza compensatrice o congiunturale”

Y: “La grande depressione sperimentata nel primo dopoguerra dall’economia mondiale (1929) fece crollare la fiducia nelle teorie economiche classiche, secondo cui il mercato era in grado di auto-regolarsi e tendere spontaneamente verso una condizione di equilibrio. Di conseguenza, vennero sperimentate ricette economiche totalmente diverse, tra le quali il modello della cd. finanza congiunturale: l’intervento dello Stato deve essere diretto alla stabilizzazione delle fasi di espansione e di depressione del ciclo economico.

Capitolo 3 Le teorie volontaristiche e i loro sviluppi

X: “La teoria individualistica neoclassica”

Y: “Le teorie volontaristiche partono dal presupposto che il fenomeno finanziario va analizzato alla stregua di qualsiasi altro fatto economico, ossia in termini di utilità e costo marginale.”

X: “Emil Sax e i bisogni collettivi”

Y: “Sax soffermò la sua attenzione sullo studio dei bisogni collettivi, considerati alla stregua dei bisogni economici individuali. Secondo l’autore austriaco, ciascun soggetto destinerà alla soddisfazione dei propri bisogni (individuali e collettivi) una quota di risorse disponibili tale da eguagliare le diverse utilità marginali ponderate derivanti dal consumo dei beni pubblici e privati. Di conseguenza, l’ammontare del prelievo fiscale corrisponde all’utilità marginale che la collettività, da intendersi come somma dei singoli soggetti, ricava dalla prestazione dell’operatore pubblico. Sax intese così dimostrare che il criterio di economicità è applicabile tanto alla sfera economica privata quanto alla pubblica.

X: “Lo «scambio volontario» di De Viti De Marco”

Y: “L’economista italiano sostiene che la distinzione tra bisogni individuali e collettivi non riguarda la loro natura, bensì il modo in cui essi si manifestano: nel corso dei secoli, molti bisogni individuali sono stati collettivizzati, poiché la loro soddisfazione avrebbe comportato conflitti tra produttori e consumatori.”

X: “Lo schema di Wicksell”

Y: “Secondo l’economista svedese, le preferenze che gli individui esprimono circa l’utilità marginale dei beni collettivi possono non essere sempre sincere: da ciò origina la figura del free rider, ossia di colui che beneficia gratuitamente di un servizio o bene collettivo senza condividerne le spese. Wicksell ritiene che la soluzione per far emergere le reali preferenze individuali sia da ricercare nel metodo di votazione: anziché l’unanimità (la quale conferirebbe di fatto a ciascun soggetto un diritto di veto), egli propone il ricorso a regole di quasi-unanimità, ossia a maggioranze molto qualificate che permettano di coniugare la ricerca dell’efficienza e la funzionalità del processo decisionale.

X: “Le critiche al modello volontaristico”

Y: “Le critiche mosse al modello volontaristico sono molteplici: i) sul piano storico, la costruzione volontaristica dimentica il carattere coattivo del sistema di finanza pubblica; ii) dal punto di vista analitico esso si basa sull’assunzione, fortemente criticata dalla successiva teoria dell’illusione finanziaria, che ciascun individuo sia perfettamente in grado di comparare costi e benefici delle scelte pubbliche e di conoscere perfettamente le proprie preferenze.”

X: “La votazione a maggioranza”

Y: “In un sistema di votazione così strutturato, una proposta viene approvata se la metà (50%) più uno dei votanti si pronuncia a favore. Molteplici critiche sono state, tuttavia, mosse contro questo meccanismo: per una trattazione più dettagliata, digita il titolo dei corrispondenti sottoparagrafi del manuale.”

X: “Il paradosso della maggioranza”

Y: “Il cd. paradosso di Condorcet sostiene che, nei sistemi di votazione a maggioranza, il risultato finale è influenzato dall’ordine in cui sono posizionate le differenti alternative. Si definisce, dunque, manipolazione dell’ordine del giorno il processo mediante il quale si organizzano le votazioni per ottenere un certo risultato.

Un altro problema che può verificarsi è che la collettività vada avanti all’infinito nelle votazioni, senza prendere una decisione definitiva: si parla in questo caso di ciclicità del voto.”

X: “Il teorema dell’elettore mediano”

Y: “Supponendo che le alternative tra cui è possibile scegliere sono disposte secondo un certo criterio e, soprattutto, sono unimodali (dunque ciascun votante esprime una preferenza diversa dagli altri), il teorema dell’elettore mediano afferma che le preferenze dei singoli individui tenderanno ad aggregarsi verso l’elettore mediano, ossia l’individuo rispetto al quale il numero di votanti che preferiscono alternative di ammontare inferiore è esattamente uguale a quello di coloro che preferiscono alternative di ammontare inferiore. ”

X: “Lo scambio dei voti (logrolling)”

Y: “Mentre un sistema di votazione a maggioranza non consente ai singoli individui di esprimere quanto essi sono realmente interessati a un dato problema, il logrolling fa sì che vengano prese decisioni delle quali beneficia un solo gruppo il quale, a sua volta, ricambierà il favore votando in difesa di un interesse di quest’ultimo.”

X: “Il teorema dell’impossibilità di Arrow”

Y: “Kenneth Arrow sostiene che non è possibile stabilire in maniera univoca un sistema di votazione collettiva in grado di soddisfare contemporaneamente tutte le proprietà (o assiomi) desiderabili, ossia: i) completezza e transitività; ii) universalità, o gamma di scelta illimitata; iii) condizione paretiana, per cui l’ordine di preferenze individuali segue quello della collettività; iv) indipendenza dalle alternative irrilevanti; v) non-dittatura.”

X: “Rappresentanza democratica: i politici, i burocrati e i gruppi di pressione”

Y: “Un modelle realistico di decisione collettiva seve studiare i comportamenti di chi governa; nelle democrazie rappresentative essi sono solitamente: i) i politici, i quali per massimizzare i propri voti adottano il programma preferito dall’elettore mediano; ii) i burocrati, il cui interesse è focalizzato maggiormente sulla conservazione del ruolo che occupano nella società; iii) gruppi di pressione, i quali spesso finanziano le campagne elettorali.”

Capitolo 4 Keynes e la finanza congiunturale

X: “La finanza del reddito nazionale”

Y: “John Maynard Keynes, all’indomani della grande depressione del 1929, cercò di elaborare un modello economico alternativo a quello classico: partendo dall’assunto che il mercato non è in grado di auto-regolarsi spontaneamente e assicurare una continua situazione di equilibrio di piena occupazione, egli cercò di giustificare l’intervento massiccio dello Stato in economia.”

X: “Il pensiero keynesiano”

Y: “Tre sono i fondamenti del sistema keynesiano: i) il riconoscimento del ruolo svolto dalla moneta nel sistema economico capitalista; ii) il ripudio della legge degli sbocchi di Say; iii) l’abbandono dell’ipotesi neoclassica di perfetta mobilità dei salari.

Per una trattazione dettagliata dei singoli argomenti, digita il titolo dei paragrafi corrispondenti del manuale.”

X: “La moneta”

Y: “Oltre a essere un intermediario degli scambi e unità di misura del valore, secondo Keynes la moneta assolve anche alla funzione di riserva di valore: in periodi caratterizzati da forte incertezza economica, un operatore trova più sicuro detenere liquidità, anziché investirla, poiché la moneta conserva intatto il suo valore nominale e può essere usata per far fronte a eventi incerti e imprevisti. In questo modo, tuttavia, vengono sottratte risorse al circuito economico, impedendo l’uguaglianza di domanda e offerta.”

X: “Il ripudio della legge di Say”

Y: “Poiché il sistema economico non tende autonomamente all’equilibrio, Keynes rifiuta l’assunto basilare delle teorie neoclassiche, la cd. legge degli sbocchi (o Legge di Say) secondo la quale l’offerta crea da sé la propria domanda. Quale conseguenza di questo rifiuto, non può esservi secondo Keynes un’uguaglianza tra investimenti e risparmi: i primi dipendono infatti dal saggio di interesse, mentre il risparmio equivale a reddito non consumato (viceversa, nello schema classico ambedue le variabili erano funzione del saggio d’interesse).”

X: “La rigidità dei salari”

Y: “Analizzando il funzionamento del mercato del lavoro Keynes evidenzia che, anche in presenza di disoccupazione, i salari monetari dei lavoratori sono caratterizzati da una rigidità verso il basso, ossia non scendono al di sotto di un determinato livello (solitamente frutto della contrattazione tra sindacati dei lavoratori e degli imprenditori). Tale situazione comporta, secondo Keynes, l’impossibilità di raggiungere un equilibrio ottimale nel mercato del lavoro.”

X: “Il compito dello Stato in Keynes”

Y: “A partire dal pensiero di Keynes matura il cd. modello della finanza congiunturale, secondo la quale l’obiettivo dell’intervento statale deve essere quello di compensare le fasi di espansione e depressione del ciclo economico. In altri termini, occorre che la finanza pubblica si trasformi da mero sistema di raccolta del denaro (necessario ad affrontare la spesa pubblica) ad attività di direzione politica, economica e sociale. Si è parlato, in tal senso, anche di finanza funzionale come strumento di programmazione, stabilità e sviluppo.”

X: “L’attività della pubblica amministrazione e il moltiplicatore”

Y: “Il moltiplicatore del reddito, la cui formula è pari a 1/(1 – c), indica di quanto può aumentare il reddito nazionale in seguito a un incremento della spesa pubblica. In periodi di crisi economica, caratterizzati da scarsità di investimenti privati, infatti, la spesa pubblica effettuata dallo Stato può stimolare la crescita del sistema economico.”

X: “Il finanziamento della spesa pubblica mediante imposte”

Y: “Secondo Keynes la spesa pubblica non deve essere finanziata attraverso l’emissione di carta-moneta, poiché ciò avrebbe comportato effetti inflazionistici; d’altro canto, un finanziamento della spesa con prestiti pubblici avrebbe generato reddito senza distruggere risorse, semplicemente convertendo i risparmi in investimenti.

In alternativa, Keynes suggerisce di finanziare la spesa pubblica mediante il prelievo fiscale (ossia, la tassazione): in questo caso, il moltiplicatore del reddito sarà pari 1/(1 – c)*(1 – t) ma eserciterà un effetto espansivo minore poiché le imposte riducono la quota di reddito destinata al consumo.”

X: “Il teorema di Haavelmo”

Y: “Secondo il cd. teorema del bilancio in pareggio, un aumento della spesa pubblica compensato da un incremento delle spese fiscali può comunque produrre effetti espansivi per il sistema economico.”

X: “Le politiche di stabilizzazione”

Y: “Keynes ritiene che il ruolo del sistema pubblico sia quello di stabilizzare il ciclo economico; tali politiche possono essere discrezionali oppure automatiche. Nel primo caso le misure statali sono tese a far variare il saldo o la composizione del bilancio pubblico; per stabilizzatori automatici si intendono, invece, quei meccanismi naturali del sistema economico che tendono ad attutire l’ampiezza dei momenti di recessione ed espansione, senza alcun intervento dello Stato. Costituiscono stabilizzatori automatici, in particolare, il settore pubblico e le variabili fiscali.”

X: “La programmazione economica”

Y: “La programmazione economica (anche detta pianificazione) è intesa come la previsione completa e dettagliata delle attività produttive e delle strategie di politica economica e finanziaria che lo Stato dovrebbe attuare in un certo numero di anni. Condizioni necessarie per la pianificazione di un’economia nazionale sono: i) stabilità politica; ii) adeguato livello di conoscenze in materia di economia da parte della classe dirigente; iii) organizzazione amministrativa capace di irradiarsi dal centro alla periferia.

Lo scopo della programmazione economica è quello di attenuare le oscillazioni del ciclo economico.”

Capitolo 5 I limiti delle politiche fiscali

X: “I limiti del paradigma keynesiano”

Y: “Le teorie keynesiane, che riscossero ampio successo durante il primo dopoguerra, si sono rivelate in parte inadeguate per fronteggiare il problema della stagflazione (ossia la contemporanea presenza di stagnazione economica e inflazione) all’indomani dello shock petrolifero del 1973-74.”

X: “Le critiche allo stop and go”

Y: “Secondo Keynes, la politica fiscale doveva attenuare gli effetti depressivi del ciclo economico tramite programmi di lavori pubblici da finanziare, a loro volta, con gli avanzi di bilancio realizzati durante le fasi epansive. Questa impostazione ha condotto all’alternarsi di politiche deflazionistiche (stop) durante le fasi espansive dell’economia e di politiche espansive (go) nei periodi di recessione. A partire dagli anni ’60, però, si iniziò a osservare che i continui stop and go frenavano la crescita del sistema economico, a causa dello sfasamento temporale tra il manifestarsi dei sintomi di recessione del sistema economico e la conseguente adozione degli interventi di politica economica adeguati.”

X: “I limiti degli stabilizzatori automatici”

Y: “Nel lungo periodo, il ricorso agli stabilizzatori automatici (quali la spesa pubblica e il gettito fiscale) possono paradossalmente produrre effetti recessivi: ad esempio, se un’economia attraversa una fase espansiva del ciclo economico piuttosto duratura e adotta un sistema di imposizione fiscale sul reddito dai caratteri progressivi, il costante avanzo di bilancio comporterà il rischio di deflazione.”

X: “Il crowding out o spiazzamento”

Y: “Tale espressione sta a indicare le conseguenze prodotte da un incremento della spesa pubblica in un sistema economico già caratterizzato dalla piena utilizzazione delle risorse (ma il fenomeno è osservabile anche in situazione di sottoccupazione). L’aumento della spesa pubblica, finanziato attraverso il prelievo fiscale o l’emissione di titoli di debito pubblico determina, infatti, effetti distorsivi sulla domanda privata, riducendo gli investimenti delle imprese e attenuando, quindi, gli effetti positivi della maggiore spesa pubblica sul reddito.”

X: “La critica monetarista”

Y: “Secondo gli economisti della scuola di Chicago, anche detti monetaristi (tra essi Milton Friedman), le grandezze monetarie non influenzano le attività reali dell’economia (ossia investimenti e risparmi) e il sistema è sempre in grado di assicurare il pieno impiego dei fattori produttivi.”

X: “La curva di Phillips (rinvio)”

Y: “Per una trattazione dettagliata della curva di Philips ti invito a guardare i corrispondenti paragrafi della parte di Politica economica.”

Capitolo 6 L’economia del benessere

X: “L’allocazione delle risorse: efficienza ed equità”

Y: “L’economia del benessere ha come scopo la valutazione degli effetti sociali derivanti dalle differenti allocazioni di risorse economiche e dai possibili interventi di politica economica dello Stato. Essa si basa sul criterio dell’efficienza dell’allocazione delle risorse e sull’equità della loro distribuzione tra i singoli individui.

Secondo Pareto, economista e sociologo italiano del ‘900, si ha un’assegnazione efficiente delle risorse quando non è possibile accrescere il benessere di un individuo senza diminuire quello di un altro (situazione Pareto-efficiente).”

X: “Modello di puro scambio”

Y: “Ipotizziamo di trovarci in un sistema economico composto soltanto da due individui, i quali consumano unicamente due beni X e Y prodotti in quantità fisse: è possibile analizzare le differenti allocazioni realizzabili dal sistema economico attraverso la cd. scatola di Edgeworth. Dopo aver tracciato le curve di indifferenza per entrambi gli individui, è possibile individuare una serie di punti Pareto-efficienti in corrispondenza dei punti di tangenza tra le curve di indifferenza dei due soggetti: la linea che unisce tutti questi punti è detta curva dei contratti. Il valore della pendenza delle curve di indifferenza indica il Saggio marginale di Sostituzione.”

X: “Efficienza nella produzione e frontiera delle possibilità produttive”

Y: “Cosa succede se, in un sistema economico come quello descritto nel paragrafo precedente, rendiamo variabili le quantità prodotte di X e Y? In questo caso si parla di una situazione Pareto-efficiente se non è possibile aumentare la produzione di un bene senza diminuire quella di un altro. In questo caso, le combinazioni ottimali di allocazioni dei fattori produttivi sono infinite e si possono rappresentare su una curva detta frontiera delle possibilità produttive: quest’ultima indica la quantità massima del bene X che si può produrre in corrispondenza di una data quantità del bene Y.”

X: “Il primo teorema dell’economia del benessere”

Y: “Ipotizziamo di trovarci in condizioni di concorrenza perfetta e che esista un mercato per tutti i beni; il primo teorema dell’economia del benessere afferma che l’allocazione delle risorse produttive è Pareto-efficiente in corrispondenza del punto di equilibrio del sistema.”

X: “Il secondo teorema dell’economia del benessere”

Y: “Ipotizziamo di trovarci in un sistema economico composto da due consumatori X e Y: è possibile rappresentare la massima utilità che uno dei due soggetti può conseguire, in corrispondenza del livello di utilità dell’altro, attraverso la frontiera delle utilità possibili. Ipotizziamo, inoltre, l’esistenza di una funzione del benessere sociale, graficamente corrispondente alle curve di indifferenza di X e Y. Il secondo teorema dell’economia del benessere afferma che l’esistenza di un mercato di concorrenza perfetta, assieme all’equa redistribuzione del reddito attuata dallo Stato (imposte e sussidi), consente di raggiungere qualsiasi condizione Pareto-efficiente lungo sulla curva delle utilità possibili.”

X: “Funzione del benessere”

Y: “La funzione del benessere sociale esprime la classificazione delle preferenze sociali in relazione a una serie di situazioni economiche alternative tra loro. Sono possibili differenti rappresentazione di tale funzione: i) la funzione del benessere di Bentham (o utilitarista) determina il benessere sociale sommando le utilità dei singoli individui; ii) la funzione del benessere di Bergson-Samuelson collega il benessere sociale a quello espresso dai singoli individui della collettività. Ciò implica che il benessere sociale cresce quando migliora la condizione dei singoli individui; iii) la funzione del benessere di Rawls, basandosi sull’impostazione contrattualista, ritiene che il benessere sociale cresce quando migliora la condizione dell’individuo che sta peggio.”

Capitolo 7 I fallimenti del mercato

X: “Fattori dei fallimenti di mercato”

Y: “In taluni casi, è necessario che lo Stato intervenga per correggere le distorsioni incompatibili con il mercato di libera concorrenza. Tali “fallimenti” possono essere così sintetizzate: i) esistenza di beni pubblici; ii) presenza di esternalità; iii) esistenza di monopoli naturali; iv) insufficiente informazione degli operatori economici.”

X: “I beni pubblici”

Y: “I beni pubblici si caratterizzano per essere: i) non rivali, nel senso che possono essere fruiti da tutti contemporaneamente (ad es. sicurezza pubblica); ii) non escludibili, nel senso che non è possibile escludere alcuni individui dal godimento dei benefici che essi apportano. Poiché i privati non trovano convenienza nel produrre tali beni, è lo Stato a farsene carico. Un bene pubblico che possiede entrambe le caratteristiche sopramenzionate si definisce puro; si parla invece di bene pubblico misto se esso è soltanto non-rivale oppure non-escludibile. Esistono, inoltre, i cd. beni di merito (ad es. i vaccini), la cui produzione viene fortemente incoraggiata dallo Stato per il beneficio sociale che essi apportano; al contrario, lo Stato scoraggia con apposite politiche i cd. beni di demerito (ad es. droghe).”

X: “Le esternalità”

Y: “Si definisce esternalità l’insieme degli effetti, positivi o negativi, che l’attività economica di un individuo comporta per gli altri agenti economici. Un esempio di esternalità negativa è l’inquinamento atmosferico prodotto da un’impresa; può considerarsi un’esternalità positiva, invece, l’effetto positivo sul commercio derivante ad esempio dalla riqualificazione urbana di un quartiere periferico. Lo Stato può in questi correggere il sistema economico mediante: i) imposte e sussidi; ii) regolamentazione o, in alternativa, imposizione di una tassa commisurata alla quantità di esternalità (negativa) prodotta.”

X: “I monopoli”

Y: “Il monopolio è una forma di mercato in cui tutta l’offerta di un dato bene o servizio è concentrata nelle mani di un’unica impresa, che può influenzare unilateralmente il prezzo di vendita modificando le quantità, e viceversa. Il monopolio può essere: i) naturale, se un’unica grande impresa è in grado di produrre un bene o offrire un servizio a costi inferiori rispetto a un insieme di piccole imprese; ii) legale, se è l’autorità pubblica a disporre che la produzione di un bene o l’erogazione di un servizio sia attribuita in esclusiva a un unico agente economico.”

X: “La carenza di informazioni”

Y: “La carenza o la indisponibilità delle informazioni rappresenta uno dei cd. fallimenti del mercato, poiché fa sì che le persone, non conoscendo i veri costi e benefici associati a un prodotto o a un servizio, non potranno effettuare scelte razionali. Dalla cd. asimmetria informativa derivano, a sua volta, due fenomeni: i) il moral hazard (comportamento sleale). Si verifica quando una delle due parti, dopo la stipulazione di un contratto, ha la possibilità di agire contro gli interessi dell’altro contraente; ii) selezione avversa. Descrive una situazione nella quale una delle due parti di un contratto sfrutta le informazioni in suo possesso per trarre vantaggio da un altro soggetto, il quale non possiede invece tali informazioni.”

X: “Le vicende del paretianesimo: il «marginal cost pricing»”

Y: “La condizione di ottimo paretiano si realizza quando il mercato assicura, contemporaneamente, l’uguaglianza delle utilità marginali ponderate e quella tra ricavi-costi-prezzo. Un mercato in concorrenza perfetta tende naturalmente a raggiungere tale equilibrio; nella realtà, tuttavia, può rendersi necessario l’intervento dello Stato anche se esso non è in grado di assicurare contemporaneamente le due condizioni di ottimo sopracitate. L’operatore pubblico, infatti, potrebbe intervenire unicamente per eguagliare prezzo e costo marginale in ogni singolo settore: tale impostazione teorica è stata definita, appunto, paretianesimo parziale (o marginal cost pricing). ”

X: “Il second best”

Y: “La disputa tra sostenitori e oppositori del paretianesimo parziale si è protratta fino a quando, nel 1936, Lipsey e Lancaster dimostrarono matematicamente l’irrilevanza del marginal cost pricing. I due autori, attraverso la teoria del second best, affermarono infatti che, se in un mercato è presente un vincolo che impedisce di raggiungere anche soltanto una delle due condizioni di ottimo paretiano, in genere anche le altre non sono più desiderabili.”

Capitolo 8 L’analisi benefici-costi

X: “La dinamica dei vantaggi e degli svantaggi”

Y: “Nel valutare la convenienza di un intervento economico, il decisore pubblico non prende soltanto in considerazione gli aspetti numerici, ossia il flusso di ricavi e di costi, ma valuta anche tutte le ricadute del progetto sul benessere della collettività e anche gli effetti elettorali.”

X: “L’analisi benefici-costi ABC”

Y: “Mentre il soggetto privato valuta la convenienza di un progetto in base al confronto tra ricavi e costi, il settore pubblico adotta un modello di analisi benefici/costi. I metodi dell’ABC sono tre: i) metodo del valore attuale; ii) metodo del valore attuale relativo; iii) metodo del tasso di rendimento interno.

Per un’analisi dettagliata dei tre metodi appena menzionati, digita il titolo dei sottoparagrafi corrispondenti del manuale.”

X: “Il metodo del valore attuale”

Y: “Tale metodo considera i flussi di benefici e costi derivanti da un progetto (K), di durata temporale definita (t), rispetto a un tasso di interesse che è definito tasso di sconto sociale (i). Affinché il progetto sia ammissibile il valore attuale netto (VAN), pari a B(K)-C(K), deve essere almeno positivo. In caso di scelta tra più progetti alternativi, si predilige quello che presenta il VAN più alto; se la decisione riguarda progetti dissimili tra loro occorre, invece, integrare il metodo del VAN con altre valutazioni di tipo perequativo.”

X: “Il metodo del valore attuale relativo”

Y: “Spesso un progetto, sebbene sia non particolarmente conveniente, può presentare un VAN più alto poiché di dimensioni ridotte rispetto a un’alternativa più grande. Per evitare di effettuare una valutazione basata solo sull’entità monetaria del progetto, è possibile calcolare il VAN relativo attraverso il rapporto [B(K)/C(K)]-1. In questo caso, il policy maker basa la propria decisione anche in base al valore del tasso di sconto sociale: i) nei periodi in cui il suo valore è alto, si preferiranno progetti che apportano benefici immediati senza elevati costi di implementazione; ii) se il suo valore è basso, invece, si potranno selezionare anche progetti che presentano costi iniziali più elevati e vantaggi differiti.”

X: “Il metodo del tasso di rendimento interno”

Y: “Anziché utilizzare il tasso sociale di sconto per effettuare le valutazioni inerenti a un progetto, tale metodo mira a calcolare il tasso di rendimento interno (TIR) che consente di eguagliare il flusso dei benefici attesi e quello dei costi attesi. Quanto più è elevato il valore del TIR richiesto, tanto più un progetto viene giudicato positivamente.”

X: “Gli effetti dei progetti pubblici”

Y: “Nel valutare la convenienza di un progetto, come si è visto, bisogna prendere in considerazione tutti i flussi di costi e benefici attesi, diretti e collaterali. Non tutti gli effetti hanno, però, un prezzo di mercato (ad es. la diminuzione dell’inquinamento atmosferico o la migliore vivibilità di un centro urbano) e, pertanto, si rende necessario ricorrere a metodi alternativi, tra i quali i costi-opportunità e i prezzi ombra. Il costo-opportunità di un progetto pubblico rappresenta la disponibilità dei cittadini a pagare per quel progetto, rinunciando ai benefici che potrebbero trarre da altri progetti alternativi: nel metodo ABC tale calcolo viene effettuato valutando la differenza complessiva tra costi e benefici sociali.”

X: “I prezzi ombra”

Y: “La determinazione dei prezzi ombra è funzionale a valutare il prezzo che gli input e gli output del progetto avrebbero in condizioni di concorrenza perfetta. Tuttavia, la valutazione del costo dei lavoratori di un progetto non risulta essere di facile determinazione: i) se il lavoratore era precedentemente disoccupato, il suo salario-ombra dovrebbe essere pari a 0 (dovrebbe cioè coincidere il salario effettivamente corrisposto e quello che essi percepirebbero in condizioni di concorrenza perfetta); ii) se il lavoratore utilizzato per un progetto pubblico è sottratto al suo precedente impiego, allora il suo salario dovrebbe essere pari a quello corrente al lordo delle imposte.”

X: “Il tasso sociale di sconto”

Y: “Il valore del tasso sociale di sconto viene determinato, in prima istanza, in base al tasso di rendimento medio corrente sui mercati finanziari. Anche in questo caso, tuttavia, vi sono alcuni fattori che non rendono agevole la determinazione del TIR: i) i mercati finanziari sono spesso caratterizzati da elevata concentrazione, di conseguenza il valore elevato dei tassi di rendimento sarebbe il frutto del forte potere contrattuale degli intermediari finanziati; ii) un tasso sociale che tenga conto del benessere intergenerazionale potrebbe essere ritoccato verso il basso, per favorire i progetti con benefici differiti nel tempo.”

X: “Beni non scambiabili sui mercati”

Y: “Tra le componenti di cui il metodo dell’analisi costi/benefici deve tenere conto rientrano anche valori completamente estranei al mercato, quali: i) la vita umana, ritenuta un bene incommensurabile nella metodologia ABC. Qualsiasi progetto intende, infatti, conseguire un miglioramento della vita sociale, soltanto che bisogna scegliere la maniera più economica conveniente per realizzarlo; ii) la tutela dell’ambiente, la cui misurazione avviene generalmente attraverso la valutazione di impatto ambientale (VIA); iii) il tempo libero.”

X: “Considerazioni conclusive”

Y: “Nella realizzazione di un progetto pubblico bisogna tenere in considerazione anche gli effettivi redistributivi della ricchezza, favorendo in questo caso le fasce di reddito meno elevate.

La metodologia ABC deve, inoltre, considerare il fattore incertezza e, a tal proposito, occorre distinguere tra fattori certi e fattori stimati nel calcolo del Valore Attuale Netto.”

Capitolo 9 Le spese pubbliche

X: “Concetto di spesa pubblica”

Y: “La spesa pubblica indica l’insieme delle erogazioni in denaro effettuate dallo Stato per la produzione dei beni e servizi necessari al soddisfacimento dei bisogni della collettività. I presupposti che giustificano la spesa pubblica sono: i) la generalità del bisogno; ii) la convenienza e l’opportunità; iii) la proporzione fra la spesa sostenuta e il servizio offerto ai cittadini.”

X: “Classificazione delle spese pubbliche”

Y: “È possibile distinguere le spese in base a molteplici parametri: i) in relazione alla forma si distinguono spese in natura e in moneta; ii) a seconda del loro ripetersi nel tempo si classificano spese ordinarie e straordinarie: iii) rispetto alle norme giuridiche che le prevedono, le spese sono obbligatorie o facoltative; iv) sotto il profilo della destinazione economica si hanno spese correnti e in conto capitale; v) in relazione agli effetti economici si distinguono spese produttive e redistributive; vi) rispetto all’ente di erogazione si classificano spese statali e locali.”

X: “La redistribuzione del reddito nazionale”

Y: “Per una trattazione dettagliata, digita il titolo dei corrispondenti sottoparagrafi del manuale.”

X: “Sistemi di redistribuzione del reddito nazionale”

Y: “La spesa pubblica può favorire il trasferimento di ricchezza a favore di una particolare categoria di soggetti, attraverso: vincoli posti al mercato (ad es. un calmiere dei prezzi), oppure mediante movimenti finanziari (ad es. i prelievi fiscali).”

X: “Forme di ripartizione del reddito”

Y: “La redistribuzione del reddito può essere: i) personale, se riferita ai soggetti economici; ii) funzionale se riguarda i fattori produttivi; iii) territoriale (o settoriale) se si focalizza su un’area specifica del territorio nazionale.”

X: “L’incremento delle spese pubbliche”

Y: “Le ragioni che spiegano l’aumento della spesa pubblica sono abitualmente classificate in due gruppi: i) cause apparenti, così dette poiché lasciano inalterato il rapporto tra spesa pubblica e reddito nazionale; ii) cause reali, che determinano invece aumenti della quota di spesa pubblica sul reddito nazionale.

Secondo la legge di Wagner, in ogni sistema economico le spese pubbliche crescono a un ritmo superiore rispetto all’incremento del reddito nazionale.”

Capitolo 10 Le entrate pubbliche

X: “Le entrate pubbliche e la loro classificazione”

Y: “Le entrate pubbliche comprendono l’insieme delle risorse che affluiscono allo Stato e agli enti pubblici e impiegate dagli stessi per assolvere alle loro funzioni, cioè per fornire beni e servizi alla collettività.

Per una classificazione più dettagliata delle entrate, digita il titolo dei corrispondenti sottoparagrafi.”

X: “Classificazione delle entrate pubbliche”

Y: “Le entrate pubbliche possono essere classificate in base a diversi parametri: i) in relazione al loro ripetersi nel tempo si distinguono entrate ordinarie e straordinarie; ii) secondo la fonte di reperimento si hanno entrate originarie e derivate; iii) a seconda della loro natura, si classificano entrate tributarie, extra-tributarie e derivanti dall’alienazione di beni patrimoniali o da rimborso di crediti.”

X: “Classificazione delle entrate originarie”

Y: “Le entrate originarie provengono dalla gestione del patrimonio dello Stato e degli altri enti pubblici oppure da attività economiche che gli stessi esercitano attraverso la creazione di un’impresa pubblica. Esse possono essere, a loro volta, distinte in base al: i) prezzo privato (o di mercato), il quale copre il costo di produzione e assicura altresì un profitto; ii) prezzo quasi privato (o sociale), il quale tiene conto non soltanto della necessità di generare un flusso di ricavi monetari ma anche del soddisfacimento di una finalità pubblica; iii) prezzi pubblici, i quali sono fissati a un livello inferiore rispetto ai prezzi di mercato.”

X: “Classificazione delle entrate derivate”

Y: “Le entrate derivate sono prestazioni patrimoniali coattive in denaro istituite dallo Stato, in forza della propria sovranità, con legge o con atti a essa equiparati. Si distinguono in: i) imposte, ossia prelievi coattivi di ricchezza effettuati per la produzione di servizi generali; ii) tasse, ossia la controprestazione in denaro di un servizio erogato dallo Stato o da altri enti pubblici, generalmente dietro richiesta e che apporta un beneficio immediato al cittadino richiedente; iii) contributi, anch’esse costituenti un prelievo coattivo di ricchezza al quale sono assoggettate le persone che, pur senza averne fatto richiesta, beneficiano di una particolare opera di pubblica utilità.”

X: “Le entrate straordinarie”

Y: “sono quelle che ricorrono saltuariamente in relazione a nuove e impreviste esigenze di spesa non sostenibili con entrate ordinarie. Sono fonte di entrate straordinarie: i) l’alienazione di beni patrimoniali; ii) il tesoro di guerra; iii) le contribuzioni straordinarie; iv) l’emissione di carta-moneta.”

X: “Il debito pubblico”

Y: “Lo Stato, in situazioni di deficit, può coprire il proprio fabbisogno finanziario contraendo debito verso i singoli sottoscrittori. Più specificatamente, il debito pubblico è formato dal valore dei titoli emessi dallo Stato, vale a dire le obbligazioni su cui il possessore percepisce un interesse.

Per una trattazione più dettagliata, digita il titolo dei corrispondenti sottoparagrafi del manuale.”

X: “Modalità e tecniche di emissione”

Y: “I titoli del debito pubblico possono essere collocati sul mercato secondo diverse modalità di collocamento: i) diretta, mediante pubblica sottoscrizione oppure offerta dei titoli di Stato in borsa; ii) indiretta, se lo Stato cede, a un prezzo determinato, i titoli alle banche le quali, poi, li rivenderanno a loro volta; iii) mista, se lo Stato si avvale delle banche quali intermediari per offrire i titoli direttamente al pubblico. Rispetto alle tecniche di emissione può accadere, invece, che lo Stato: i) stabilisce la quantità offerta; ii) fissa il prezzo dell’offerta; iii) controlla quantità e prezzo. In base alle modalità di emissione, infine, si hanno titoli del debito pubblico alla pari (cioè col valore nominale del titolo) o sotto pari.”

X: “Classificazione e forme dei prestiti pubblici”

Y: “I prestiti pubblici possono essere distinti in base a differenti parametri: i) in relazione al luogo in cui viene sottoscritto il prestito, si distinguono prestiti interni ed esteri; ii) riguardo la natura giuridica (e quindi le modalità di trasferimento), si distinguono titoli nominativi e al portatore; iii) rispetto al modo di sottoscrizione, si classificano prestiti forzati o volontari. A loro volta, i prestiti volontari possono dar luogo a: i) debito fluttuante, costituito dai titoli del debito pubblico a breve scadenza; ii) debito consolidato, costituito da titoli di Stato obbligazionari a scadenza lunga o indeterminata. Esso ulteriormente distinguibile in debito redimibile e irredimibile.”

X: “Modalità di estinzione del debito pubblico”

Y: “È possibile estinguere il debito pubblico mediante: i) ammortamento, che consiste nella diminuzione del debito mediante il rimborso dei titoli che lo rappresentano; ii) conversione, ossia sostituzione dei titoli portanti un determinato interesse con altri che offrono un interesse minore. Le conversioni possono essere forzose, se imposte coattivamente dallo Stato, oppure mascherate se lo Stato opera la riduzione dell’interesse corrisposto attraverso vie indirette.”

X: “Le imprese pubbliche”

Y: “Le ragioni che spingono gli operatori pubblici a creare un’impresa pubblica possono essere ricondotte a: i) necessità di evitare frodi, in determinati settori produttivi, e la costituzione di monopoli nella fornitura di taluni beni e servizi considerati essenziali; ii) l’assunzione di iniziative che necessitano di massicci investimenti; iii) la necessità di perseguire finalità di interesse generale. L’impresa pubblica può essere gestita in modo diretto, attraverso gli uffici dell’ente o la costituzione di un’azienda autonoma, oppure indirettamente mediante la costituzione di un ente pubblico economico o tramite azionariato pubblico.

Capitolo 11 I tributi

X: “Il sistema impositivo”

Y: “Il tributo rappresenta per lo Stato un’entrata derivata caratterizzata dalla coattività, cioè dall’esercizio dello ius imperii da parte dello Stato stesso per ottenere la prestazione. I tributi si distinguono in imposte, tasse, contributi o tributi speciali, monopoli fiscali.”

X: “Le imposte”

Y: “L’imposta è un tributo non connesso a una specifica prestazione da parte dello Stato o di un altro ente pubblico. Il fondamento dell’imposta risiede nella potestà tributaria dello Stato e degli enti pubblici cui è stata riconosciuto tale attributo. L’onere del pagamento è commisurato alla capacità contributiva dei singoli soggetti passivi: possiamo considerare, dunque, l’’imposta come uno strumento coattivo di solidarietà sociale.”

X: “Presupposto ed elementi dell’imposta”

Y: “Il presupposto dell’imposta è, ai sensi dell’art. 53 della Costituzione, il fatto, l’atto o la situazione cui la legge ricollega il sorgere dell’obbligazione tributaria. Costituiscono, invece, elementi dell’imposta: i) i soggetti, che si distinguono in attivo (ossia lo Stato o l’ente pubblico) e passivo (il contribuente); ii) la base imponibile, cioè la grandezza alla quale si commisura l’imposta; iii) l’aliquota cioè il rapporto, espresso in percentuale, tra l’ammontare dell’imposta e la somma imponibile; iv) la fonte, ossia la ricchezza a cui il contribuente attinge per pagare l’imposta.”

X: “Classificazione delle imposte”

Y: “Le imposte possono essere i) dirette, se colpiscono la capacità contributiva nella sua immediatezza; ii) indirette, le quali colpiscono le manifestazioni indirette di ricchezza; iii) personali, quando sono applicate ai redditi del contribuente e fanno capo alla sua persona o nucleo familiare; iv) reali, se prendono in considerazione il solo evento economico, senza tener conto delle condizioni personali del contribuente.

In base al metodo di calcolo si distinguono imposte: i) fisse, dunque predeterminate nell’ammontare e non modificate in base alla ricchezza, alla produzione o al prezzo; ii) variabili, se la base imponibile è mutevole.

X: “Imposte progressive, proporzionali e regressive”

Y: “Le imposte variabili si distinguono, a loro volta, in: i) proporzionali, ossia caratterizzate da un’aliquota fissa che non varia se l’imponibile aumenta o diminuisce; ii) regressive, se l’aliquota che decresce all’aumentare della base imponibile; iii) progressive, quando l’aliquota cresce all’aumentare della base imponibile. La progressività dell’imposta può, a sua volta, essere continua, per classi oppure per scaglioni.”

X: “Deduzioni, detrazioni e «tax expenditures»”

Y: “La deduzione è l’importo che il contribuente può sottrarre dal proprio reddito per ridurre la base imponibile. La detrazione d’imposta è, invece, l’importo che il soggetto passivo può sottrarre dal totale dell’imposta, applicando le aliquote fissate dal legislatore. Le spese mediante imposte (tax expenditures) comprendono: i) agevolazioni, con cui viene accordato un trattamento preferenziale a determinati contribuenti, in virtù di particolari situazioni oggettive o soggettive considerate meritevoli di tutela; ii) esenzioni fiscali, che consentono di sottrarre dall’imposizione fiscale taluni atti di rilevanza tributaria, per motivi di politica sociale o di sviluppo economico.”

X: “Le tasse, i contributi o tributi speciali, i monopoli fiscali”

Y: “La tassa è una controprestazione pecuniaria dovuta dal contribuente per aver usufruito, su richiesta, di un servizio erogato dallo Stato o da un ente pubblico. Si distingue tra: tasse amministrative, industriali e giudiziarie. Il contributo è un’entrata pubblica, che si realizza sotto forma di prelievo coattivo di ricchezza, a carico di determinati soggetti poiché essi traggono un vantaggio da determinati servizi pubblici, anche senza averne fatto richiesta. I contributi possono essere di miglioria e di utenza. Il monopolio fiscale è un istituto giuridico mediante il quale lo Stato limita l’attività privata e riserva a sè stesso la produzione e/o vendita di determinati beni o servizi.”

X: “Eccesso di pressione e tassazione ottimale”

Y: “Le imposte, oltre a incidere sul reddito disponibile dei contribuenti, esercitano altresì un effetto sostituzione poiché alterano le loro scelte economiche individuali: ad esempio, un consumatore preferirà consumare un bene non sottoposto a tassazione poiché esso avrà un costo minore rispetto a un altro bene equivalente ma tassato. Questo fenomeno è detto eccesso di pressione. La tassazione ottimale dipende, dunque, dalla relazione tra efficienza ed equità: i) un’imposta si dice equa se garantisce una redistribuzione della ricchezza socialmente desiderabile; ii) un’imposta si definisce equa se presenta un eccesso di pressione tributaria minimo.”

X: “La regola di Ramsey”

Y: “L’economista inglese Ramsey cercò di individuare quale tipologia d’imposta rendesse minimo l’eccesso di pressione e pervenne all’enunciazione della regola che porta il suo nome, secondo la quale si è in presenza di una tassazione ottimale quando il carico tributario sui consumi, graduato in base alle aliquote, è capace di determinare una riduzione proporzionalmente uguale nelle quantità domandate dei beni consumati. Tale regola vale in assenza di elasticità incrociata, ossia se il prezzo di un bene non ha effetti su quello di un altro prodotto.”

Capitolo 12 La teoria dell’incidenza

X: “L’oggetto di analisi della teoria”

Y: “La teoria dell’incidenza studia l’impatto che le spese pubbliche e le imposte esercitano sui comportamenti degli individui. L’analisi dell’incidenza di un’imposta può essere condotta in base: i) al periodo di tempo considerato, che consente di suddividere le analisi di breve e di lungo periodo; ii) all’uso che l’operatore pubblico fa del gettito prodotto dall’imposta, che permette di distinguere fra incidenza totale e relativa; iii) agli strumenti metodologici utilizzati, in un contesto di equilibrio economico parziale oppure generale.”

X: “La valutazione economica delle imposte”

Y: “Gli effetti immediati che le imposte esercitano sull’economia nazionale sono oggetti di dibattito tra gli autori: i) alcuni le considerano in ogni caso come uno stimolo all’attività; ii) altri ritengono invece che le imposte, se sono troppo onerose, costituiscono un freno all’attività e stimolano, al contrario, la fuga dei capitali, l’evasione fiscale e l’emigrazione delle persone. L’analisi degli effetti immediati delle imposte non è, tuttavia, valutabile in astratto ma va contestualizzata con riferimento al singolo Paese e alla singola imposta.”

X: “Traslazione, ammortamento, diffusione delle imposte”

Y: “Per una trattazione approfondita, digita il titolo dei corrispondenti sottoparagrafi del manuale.”

X: “La traslazione delle imposte”

Y: “La traslazione delle imposte è il processo economico tramite cui il contribuente, giovandosi di una posizione di privilegio, tende a riversare parte o l’intera quota del tributo pagato su un altro contribuente. La traslazione può essere in avanti, all’indietro oppure obliqua.”

X: “L’ammortamento delle imposte”

Y: “L’ammortamento dell’imposta si concretizza nella diminuzione del valore di un bene patrimoniale che si determina quando un’imposta va a colpire il flusso dei redditi prodotto da quello stesso bene.”

X: “La diffusione delle imposte”

Y: “La diffusione delle imposte si verifica quando l’introduzione di un’imposta in un dato settore economico provoca effetti a catena prima sui settori più vicini e poi, gradualmente, su quelli più lontani. Di conseguenza, l’intero equilibrio economico subisce una variazione.”

X: “Traslazione delle imposte sul reddito d’impresa nelle diverse forme di mercato”

Y: “Gli effetti della traslazione delle imposte, che si verificano quando un contribuente riversa su altri l’onere di fatto del pagamento di un’imposta, ha effetti differenti in base alla forma di mercato.

Per una trattazione più dettagliata, digita il titolo dei singoli sottoparagrafi del manuale.”

X: “Traslazione in regime di concorrenza perfetta”

Y: “In un mercato di concorrenza perfetta, il fenomeno della traslazione si verifica unicamente quando un’imposta è speciale, cioè colpisce soltanto un determinato settore produttivo; in caso contrario, l’effetto traslativo non si verifica.

La misura della traslazione dipende da: i) mobilità dei capitali. La traslazione è tanto più facile, quanto maggiore è la mobilità dei capitali; ii) elasticità della domanda. La traslazione dell’imposta è tanto più alta quanto più la domanda è rigida; iii) andamento dei costi di produzione. Se i costi medi e marginali di produzione sono crescenti, allora l’imposta si trasferisce parzialmente; viceversa, se i costi medi e marginali sono costanti, la traslazione sarà totale.”

X: “Traslazione in regime di monopolio”

Y: “La possibilità di traslazione in un mercato in regime di monopolio, dove tutta l’offerta è nelle mani di un’unica impresa, dipende dal tipo di imposta applicata. I casi possibili sono: i) imposta di ammontare fisso, la quale non può essere traslata; ii) imposta proporzionale alla quantità prodotta e venduta, la quale può essere trasferita; iii) imposta proporzionale al profitto, la quale non si trasferisce; iv) imposta progressiva rispetto al profitto, la quale può essere trasferita; v) imposta specifica, la cui traslazione è parziale.”

X: “Traslazione nei regimi di mercato intermedi”

Y: “In un regime di oligopolio, non essendoci una teoria univoca di determinazione del prezzo, lo studio dell’incidenza deve tener conto delle modalità con cui quest’ultimo viene fissato: i) se il prezzo viene stabilito dall’impresa in base a un comportamento strategico, l’imposta graverà sul venditore; ii) se i prezzi sono determinati in base ad accordi fra le imprese, l’imposta sarà trasferita sui consumatori; iii) se il prezzo fissato col criterio del mark-up, l’imposta sarà interamente trasferita sui consumatori. In condizioni di concorrenza monopolistica, invece, si verifica una traslazione in avanti del tributo, ma di entità minore rispetto al caso di concorrenza perfetta e di monopolio.”

X: “Altri effetti microeconomici delle imposte: evasione, erosione, elisione ed elusione”

Y: “Per una trattazione dettagliata, digita il titolo dei corrispondenti sottoparagrafi del manuale.

X: “L’evasione”

Y: “Si verifica quando il contribuente si sottrae in tutto (evasione totale) o in parte (evasione parziale) al pagamento di un tributo. Può trattarsi di un comportamento doloso (ossia intenzionale) oppure colposo (cioè dovuto a ignoranza della normativa). L’evasione provoca danni di natura economico-finanziaria, poiché sottrae entrate all’erario, e di natura sociale poiché altera la distribuzione del carico tributario tra i cittadini.

X: “L’erosione”

Y: “Il termine erosione si riferisce alla diminuzione della base imponibile determinata dalla legge fiscale che, per motivi di carattere socio-economico, sancisce l’esenzione della materia imponibile o dei tributi dovuti.

X: “L’elisione”

Y: “Si verifica quando il contribuente, colpito dall’imposta, intensifica la propria attività in modo da far fronte, con il maggior reddito ottenuto, agli aumentati oneri positivi. Tale comportamento prende anche il nome di rimozione positiva poiché l’aumento della produzione nazionale comporta anche un incremento delle entrate erariali.

X: “L’elusione”

Y: “Si verifica quando un contribuente, approfittando di una lacuna legislativa, cerca di ottenere un vantaggio fiscale che non è, però, giustificato da nessuna ragione economica. Un esempio è la localizzazione (fittizia) della sede d’impresa nei paradisi fiscali al fine di godere di un trattamento fiscale più favorevole.”

Capitolo 13 Le teorie sui criteri distributivi delle imposte

X: “Nozioni generali sui principi distributivi del carico tributario”

Y: “Per una trattazione dettagliata del paragrafo, digita il titolo dei corrispondenti sottoparagrafi del manuale.”

X: “Il problema della giusta distribuzione del carico tributario”

Y: “Per garantire un’equa distribuzione del carico tributario tra i cittadini, ciascun sistema dovrebbe garantire taluni principi: i) certezza, in base al quale il contribuente deve essere sempre informato del proprio carico tributario; ii) neutralità, in modo da non interferire con il libero mercato; iii) equità, che si declina sia in senso orizzontale (redditi uguali vanno tassati in maniera eguale) sia verticale (ciascuno va tassato in base alla propria capacità contributiva).”

X: “Il principio del beneficio”

Y: “In base a tale principio, l’imposta pagata dal contribuente altro non è che il prezzo del servizio di cui egli ha usufruito. L’applicazione di tale principio presenta, tuttavia, alcune difficoltà: i) non è sempre possibile stimare la quantità di servizio di cui ciascun contribuente ha usufruito; ii) molti servizi vengono forniti dallo Stato a prescindere dalla presenza di un’effettiva domanda (ad es. il servizio sanitario nazionale); iii) il fenomeno dei free riders, ossia di coloro che usufruiscono di un servizio pubblico senza pagare alcun costo; iv) problema della redistribuzione della ricchezza.”

X: “Il principio della capacità contributiva”

Y: “Il principio di capacità contributiva è anche detto principio del sacrificio, il quale può essere declinato in differenti modi: i) in base al principio del sacrificio assoluto uguale, per primo elaborato da J.S.Mill, un sistema tributario è equo se ciascun contribuente sopporta la medesima perdita di utilità in valore assoluto. Ciò non vuol dire, però, che tutti devono pagare la medesima imposta: ii) il principio del sacrificio proporzionale uguale ritiene, invece, che la distribuzione del carico sia equa se comporta, per ciascun contribuente, la medesima perdita di utilità in termini percentuali; iii) il principio del sacrificio minimo collettivo, infine, richiede la costruzione di un sistema impositivo improntato alla progressività.”

X: “L’articolazione del sistema tributario”

Y: “Per una sintesi dettagliata del paragrafo, digita il titolo dei corrispondenti sottoparagrafi del manuale.”

X: “La scelta tra imposte dirette e indirette”

Y: “Sebbene la soluzione più semplice sia la previsione di un’unica imposta diretta tale da finanziare il complesso delle spese pubbliche, negli ultimi decenni si è assistito a una rivalutazione delle imposte indirette dovuta a differenti motivi: i) anch’esse possono avere carattere progressivo mediante la previsione di aliquote differenziate per categorie di prodotti; ii) il loro pagamento è più semplice e non presuppone l’invio di dichiarazioni periodiche; iii) si adegua più facilmente alle variazioni del reddito nazionale; iv) non consente alla collettività di valutare l’effettivo onere tributario sostenuto.”

X: “La pressione tributaria e il teorema di Barone”

Y: “Il teorema di Barone sostiene che un’imposta diretta provoca minori effetti distorsivi rispetto a un’imposta indiretta. Un’imposta diretta, infatti, presenta due vantaggi: i) è neutrale rispetto alle scelte del consumatore; ii) permette un livello di soddisfazione più elevato del contribuente.”

X: “I limiti alla pressione tributaria: la curva di Laffer”

Y: “Secondo A.B. Laffer imposte troppo alte costituiscono un disincentivo a produrre mentre imposte moderate determinano un aumento della base imponibile e, quindi, un maggior gettito tributario a favore dello Stato.”

X: “Determinazione della capacità contributiva: il concetto di reddito”

Y: “Per una trattazione dettagliata del paragrafo, digita il titolo dei corrispondenti sottoparagrafi del manuale.”

X: “Le definizioni di reddito imponibile”

Y: “Il reddito è il miglior indicatore sul quale basare la capacità contributiva dei soggetti passivi di un’imposta e può essere determinato come: i) prodotto; ii) entrata; iii) consumo.”

X: “Il reddito-prodotto”

Y: “In questo caso si utilizza come base imponibile il reddito proveniente dal lavoro e dall’esercizio di un’attività d’impresa, escludendo ad esempio quelle generate da incrementi di valore dei beni patrimoniali. Per quest’ultima ragione, tuttavia, la configurazione del reddito-prodotto risulta essere meno preferibile.”

X: “Il reddito-entrata”

Y: “In tale configurazione vengono fatti rientrare tutti gli introiti percepiti dal soggetto nell’unità di tempo considerata. In questo modo è possibile tassare non soltanto i redditi derivanti dall’attività produttiva, ma anche quelli conseguenti agli incrementi patrimoniali. Anche rispetto all’opportunità di tale configurazione esistono, tuttavia, dei motivi che spingono a propendere per la contrarietà: i) onerosità dell’imposta; ii) irrisorietà del gettito fiscale; iii) distorsione dell’allocazione di ricchezza.”

X: “Il reddito-consumo”

Y: “Tale configurazione di reddito si riferisce a tutti i beni e servizi effettivamente consumati dal contribuente: è possibile in questo caso determinare la base imponibile sommando algebricamente la ricchezza finale e quella iniziale degli individui con l’esclusione, tuttavia, del risparmio netto. Secondo i suoi sostenitori, la tassazione del reddito come consumo, incoraggiando il risparmio, favorirebbe una stabilizzazione del reddito nazionale; ciononostante, tale configurazione determina anche problemi amministrativi, poiché non è agevole individuare tutti gli atti che costituiscono effettivamente spese in consumi, e problemi di natura perequativa poiché le classi con un reddito più basso sarebbero maggiormente colpite dagli effetti di una tassazione sui consumi.”

X: “Discriminazione quantitativa e qualitativa dei redditi”

Y: “Oltre che all’entità del reddito, un sistema tributario deve anche tenere in considerazione che redditi di eguale ammontare possono, tuttavia, avere origini differenti. È opportuno, dunque distinguere fra redditi da lavoro, i quali hanno una natura temporanea, e i redditi da capitale che sono, invece perpetui e trasmissibili, dopo la morte, anche agli eredi. Secondo J.S. Mill, ai redditi da lavoro va garantito un trattamento tributario di favore: per questa ragione egli elaborò la cd. tesi della doppia tassazione del risparmio, secondo la quale la tassazione deve colpire unicamente la quota di reddito effettivamente destinata al consumo.”

Capitolo 14 L’attività statale decentrata

X: “Principi del federalismo fiscale”

Y: “Il termine federalismo fiscale è stato introdotto da Richard Musgrave e definisce il progressivo decentramento delle decisioni di spesa e di entrata dal livello centrale-statale a quello periferico-locale. Tra le imposte che meglio si prestano a una gestione locale vi sono, ad esempio, quelle sui trasporti o sull’IVA. In Italia le basi del federalismo fiscale sono state poste con la riforma costituzionale del 2001 (L. Cost. 3/2001) e, per ovviare agli eventuali squilibri derivanti dalla distribuzione delle risorse, l’art. 119 Cost. ha previsto la creazione di un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante.”

X: “I modelli economici sul decentramento fiscale”

Y: “Le principali teorie sul federalismo fiscale sono: i) la teoria del voto coi piedi di Charles Tiebout; ii) il teorema del decentramento di William Oates; iii) la teoria dei club di J. Buchanan.”

X: “Il modello di Tiebout”

Y: “Tiebout considera gli enti locali come soggetti economici in competizione reciproca per l’offerta di beni pubblici ai cittadini, i quali scelgono la propria area di residenza in base alla combinazione migliore tra oneri fiscali e beni pubblici. Pertanto, gli enti locali che offrono un livello efficiente di beni e servizi godranno di un flusso migratorio in entrata; viceversa, gli altri sopporteranno un flusso migratorio in uscita.”

X: “Il teorema del decentramento di Oates”

Y: “Partendo da molteplici assunti (tra i quali, il più importante è quello della preferenze omogenee degli individui appartenenti alla stessa comunità), Oates dimostra come un sistema decentrato possa comportare un miglioramento Pareto-efficiente del benessere collettivo.”

X: “La teoria dei club di Buchanan”

Y: “Il modello di J. Buchanan individua tre fattori su cui basare la dimensione e il livello ottimo di produzione delle giurisdizioni locali: i) il tipo di beni pubblici che le persone desiderano consumare. Buchanan individua, infatti, una i cd. club goods (ad es. le autostrade), beni pubblici impuri soggetti a fenomeni di congestione quando vengono consumati da un numero eccessivo di soggetti in contemporanea; ii) fino a che punti questi beni sono soggetti a congestione; iii) i costi da sostenere per acquistare tali beni. In base a tale impostazione, ciascun ente locale potrebbe scegliere se accogliere o meno un nuovo membro nel proprio club confrontando il vantaggio (riduzione del costo) e lo svantaggio (maggior congestione) che il suo ingresso comporterebbe. Nella realtà, tuttavia, tale modello incontra forti limiti applicativi.”

X: “Funzioni e livelli di governo”

Y: “Riguardo la distribuzione ottimale della funzioni tra i diversi livelli di governo è possibile sintetizzare il dibattito teorico nel seguente modo: i) le decisioni di spesa e di prelievo tributario volte a incidere sulla stabilità dei prezzi vanno prese dal Governo centrale; ii) la responsabilità degli interventi redistributivi deve essere affidata altresì al livello centrale; iii) la funzione allocativa delle risorse per la realizzazione di beni pubblici locali può essere affidata agli enti locali.”