Analisi dei dati occupazionali delle principali Università
Più di 520.000 studenti hanno conseguito il diploma nel 2024 e dovranno decidere quale Università frequentare: come scegliere?
Chi negli scorsi mesi ha raggiunto il traguardo della maturità e concluso un percorso di studi di cinque anni, sta vivendo settimane decisive: dovrà infatti sciogliere i dubbi relativi al proprio futuro professionale.
Per i neodiplomati è quindi il momento di capire se provare ad entrare subito nel mondo del lavoro o proseguire gli studi con un percorso universitario.
In quest’ultimo caso sarà importante scegliere l’Università giusta da frequentare in base alle proprie attitudini e al mercato del lavoro.
In questo articolo analizziamo i dati, osserviamo il mercato e cerchiamo di dare risposte a chi si sta ponendo domande importanti sul proprio futuro professionale.
Come si sceglie l’Università?
Non giriamoci intorno, la scelta dell’Università è un passaggio fondamentale che influenza il futuro professionale.
I neodiplomati che scelgono l’Università tendono ad assecondare i propri interessi, ma sono fortemente influenzati anche dai dati che emergono dalle statistiche relative al mercato del lavoro.
L’Università, infatti, per molti deve rappresentare il trampolino di lancio per il proprio futuro professionale.
Ma allora come fare la scelta giusta? Se l’obiettivo è scegliere un percorso di studi che dia possibilità di entrare nel mondo del lavoro, è essenziale osservare il mercato e capire quali competenze saranno richieste dalle aziende e dalla pubblica amministrazione nei prossimi anni.
In questa fase di enorme cambiamento (soprattutto) tecnologico, le domande legate al mondo del lavoro sono sempre di più ed è fondamentale trovare le risposte giuste.
Cerchiamo di capire quali sono le Università migliori, in grado di fornire le competenze tecniche (hard skills) e quelle trasversali (soft skills) più richieste nel mercato del lavoro del futuro.
Laurea di primo o secondo livello
Chi decide di proseguire gli studi dopo il diploma deve capire prima di tutto l’ambito: la distinzione da fare è quella tra area umanistica e area scientifica.
Negli ultimi anni sono diventate sempre più popolari le cd. lauree STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) che, almeno in apparenza, sono quelle che garantiscono un accesso privilegiato al mondo del lavoro. Dall’altro lato ci sono i percorsi di studi di area umanistica (filosofia, psicologia, giurisprudenza ecc.).
La scelta tra percorsi umanistici o scientifici dipende molto dalle attitudini personali: la scelta, a prescindere da qualsiasi dato sull’occupazione, non può astrarsi da queste attitudini. Scegliere l’Università solo in base ai dati occupazionali può avere conseguenze dannose e può portare all’abbandono degli studi (l’analisi dei dati relativi all’abbandono del percorso di studi dell’ISTAT la puoi trovare qui.
Dopo aver scelto l’area di interesse, sarà il momento di capire quale Università frequentare e, soprattutto, se iniziare un percorso di studi per il conseguimento di una laurea di primo o di secondo livello. Vediamo quali sono le differenze.
La laurea di primo livello è sostanzialmente la laurea triennale, ossia un percorso di studi breve.
La laurea di secondo livello è, invece, la laurea magistrale che si consegue al termine di un percorso formativo di 5 anni, a ciclo unico (ad esempio, giurisprudenza) o nella formula 3+2.
Infatti, anche chi decide di iniziare un percorso per conseguire la laurea di primo livello potrà poi ottenere la laurea magistrale iscrivendosi al percorso per la laurea specialistica.
Avendo dato delle coordinate generali sui possibili percorsi di studi, cerchiamo di capire cosa dicono i dati relativi al mondo universitario.
I dati occupazionali
La scelta dell’indirizzo di studi è importante per l’accesso al mondo del lavoro.
Secondo l’ISTAT, «Nel 2022, il tasso di occupazione tra i 25-64enni laureati nell’area Umanistica e dei servizi è pari al 77,7%, sale all’83,7% per i laureati nell’area Socio-economica e giuridica, si attesta all’86,0% per le STEM e raggiunge il massimo valore (88,0%) tra i laureati nell’area Medico-sanitaria e farmaceutica». Questi i dati del report ISTAT.
Anche AlmaLaurea ha da poco rilasciato il suo rapporto annuale. Secondo il suo report 2024 , il tasso di occupazione dei laureati di secondo livello a cinque anni dal conseguimento del titolo è superiore al 90% per le materie scientifiche, mentre è pari all’80% per le materie umanistiche.
Come abbiamo già detto, però, leggere i dati non è sufficiente per fare la scelta giusta: non solo perché molto dipende dalle attitudini personali, ma anche perché il mondo del lavoro sta cambiando e stanno cambiando molto velocemente anche le competenze richieste dalle aziende private e anche dalla pubblica amministrazione. Vediamo quindi come sta cambiando la richiesta di competenze con l’avvento dell’intelligenza artificiale.
Come cambia il lavoro con l’intelligenza artificiale generativa?
Alcuni sostengono che con l’avvento dell’intelligenza artificiale saranno sempre più richieste le lauree STEM, ma è vero? Con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale gli studi umanistici diventeranno sempre meno utili fino a scomparire?
Ecco una notizia che farà piacere a molti: con l’avvento dell’intelligenza artificiale ed il suo utilizzo nel mondo del lavoro, le soft skill stanno diventando sempre più importanti. In un articolo pubblicato sul sito di IBM, il colosso statunitense dell’informatica spiega come da qui ai prossimi anni saranno sempre più richieste e apprezzate alcune competente trasversali, che sono indispensabili per lavorare con l’intelligenza artificiale.
Stiamo parlando di skill come il time management e la capacità di priorizzare, la flessibilità, le capacità analitiche e di comunicazione.
Il World economic forum ha previsto che l’intelligenza artificiale creerà 97 milioni di nuovi ruoli lavorativi e inaugurerà l’era della forza lavoro aumentata, in cui ciò che creerà valore sarà la partnership tra uomo e macchina.
L’importanza delle materie umanistiche
Le lauree STEM garantiscono un alto tasso di occupazione, ma sarebbe un errore ritenere che, dall’altro lato, le lauree umanistiche diventeranno di qui a poco inutili. Anzi.
Una grande fetta di quei 97 milioni di nuovi ruoli lavorativi potrà essere occupata anche (e forse soprattutto) da chi sarà in possesso di un titolo di studio di stampo umanistico. Le competenze trasversali, quelle legate all’intelligenza emotiva, saranno sempre più importanti.
Gli studi umanistici, infatti, sviluppano il pensiero critico, analitico e creativo. Con gli studi umanistici si potranno sviluppare più facilmente le competenze del futuro.
Le buone notizie, però, non sono finite. Diamo qualche ultimo dato che può aiutare nella scelta. L’Agenzia Nazionale delle Politiche Attive del Lavoro (ANPAL) nel suo report ha previsto il fabbisogno medio annuo di lavoratori per il periodo tra il 2023-2027.
Secondo i dati rilasciati dall’ANPAL, saranno richiesti 11.900 profili di stampo umanistico, filosofico, storico e artistico e ben 40.300 di area giuridica e politico-sociale.
In particolare, per l’area giuridica si prevede che la domanda delle aziende sarà superiore all’offerta. In altre parole, il numero di persone con competenze giuridiche sarà inferiore rispetto alle richieste del mercato.
I dati dell’ANPAL sono una ventata di aria fresca per tutti i diplomati che non sentono affinità con il settore scientifico: anche le lauree di stampo umanistico, soprattutto se conformi alle attitudini personali, possono avere un ottimo riscontro nel mondo del lavoro.
Focus: il pubblico impiego
Un discorso a parte lo merita il settore pubblico. Per accedere al settore pubblico è necessario superare un concorso pubblico.
Per poter partecipare ai concorsi pubblici, da sempre, la laurea più richiesta è quella in giurisprudenza. Il percorso di studi magistrale in giurisprudenza è trasversale e, oltre a sviluppare soft skill come flessibilità e problem solving, fornisce una serie di competenze tecniche essenziali per lavorare bene nella pubblica amministrazione.
Oltre a giurisprudenza, per accedere alla P.A. sono molto richieste le lauree di stampo economico e la laurea in scienze politiche.
In conclusione, nella scelta dell’università non farti scoraggiare dai numeri: il mondo del lavoro è in continua evoluzione.
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