La Corte di Cassazione, con la sentenza 46566/2024 della IV sezione, è tornata ad occuparsi di sicurezza stradale e, in particolare, della responsabilità del conducente per le violazioni del Codice della strada commesse dai passeggeri. In questo articolo spieghiamo in modo semplice il principio espresso dalla Cassazione, ripercorrendo i passaggi che hanno portato alla decisione.
Partiamo da alcune premesse necessarie per comprendere la sentenza della Cassazione.
La guida: attività pericolosa consentita
Guidare è un’attività pericolosa consentita solo nel rispetto di tutte le disposizioni di sicurezza. Infatti, tutti gli utenti della strada devono comportarsi in modo da non costituire pericolo o intralcio per la circolazione, garantendo sempre la sicurezza stradale (art. 140 Codice della strada).
L’elevato numero di incidenti con morti e feriti ha reso la sicurezza stradale un tema centrale nel dibattito pubblico. I dati ISTAT relativi al 2023 sono impietosi: ogni giorno in Italia ci sono stati circa 8-9 morti e oltre 6000 feriti. Complessivamente, si sono registrati 3.039 morti e più di 225.000 feriti (fonte: ISTAT).
Per affrontare questo fenomeno, il legislatore è intervenuto nuovamente sul Codice della strada, aumentando le sanzioni (approfondisci qui). Questi interventi mirano a rafforzare la prevenzione e la tutela degli utenti della strada.
Il caso: se un passeggero muore in un incidente, il conducente è responsabile?
Questa domanda è stata al centro del caso analizzato dalla Cassazione. L’imputata, alla guida di notte, ha perso il controllo del veicolo durante una manovra improvvisa per evitare un cane. In seguito all’incidente, il passeggero del sedile posteriore è morto.
L’imputata è stata accusata di omicidio colposo ai sensi dell’art. 589 c.p., che punisce chiunque causi per colpa la morte di una persona. Secondo il Pubblico Ministero, la morte era riconducibile alla condotta negligente della conducente, che avrebbe violato diverse norme del Codice della strada, tra cui l’art. 172, che obbliga conducente e passeggeri ad indossare la cintura di sicurezza.
Il tribunale di Frosinone ha però assolto l’imputata, ritenendo che l’incidente fosse stato causato da un evento imprevisto e che non vi fosse alcun profilo di colpa nella guida. La mancata cintura del passeggero non era stata considerata rilevante, anche perché il veicolo non disponeva di sistemi di segnalazione acustica per allertare il conducente.
Il Procuratore Generale ha impugnato la sentenza, sostenendo che il conducente è responsabile poiché su di lui ricade l’obbligo di assicurarsi che i passeggeri indossino le cinture prima di partire. Una consulenza tecnica aveva inoltre evidenziato che l’uso della cintura avrebbe salvato la vita al passeggero.
La decisione della Cassazione
La Cassazione ha ribadito un principio già consolidato (v., ad es., Cass. 39136/2022; 32877/2020): il conducente è tenuto a verificare che tutti i passeggeri indossino le cinture di sicurezza e deve rifiutarsi di partire o fermarsi in caso di rifiuto.
Secondo i giudici, la motivazione del tribunale era errata. L’art. 172 del Codice della strada era stato violato, e il fatto che il passeggero non indossasse la cintura non interrompe il nesso causale tra la condotta del conducente (partire senza aver controllato) e l’evento (la morte del passeggero).
L’utilizzo della cintura può influire sul grado di colpevolezza, ma non esime il conducente dalla responsabilità di verificare il rispetto delle norme da parte dei passeggeri. La decisione sottolinea, ancora una volta, l’importanza di adottare comportamenti scrupolosi per garantire la sicurezza stradale.
La sentenza della Cassazione richiama l’attenzione su un principio fondamentale: chi guida non è solo responsabile della propria sicurezza, ma anche di quella dei passeggeri. Verificare che tutti indossino la cintura è un obbligo che non può essere sottovalutato.
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