Ha ancora senso oggi parlare di «scienza politica»?
La «crisi della rappresentanza politica», infatti, investe il mondo intero «sfigurando» la forma di governo «mondiale» oltre che quella «sovranazionale» e «nazionale».
I Paesi del G8 o del G20 privi di qualsivoglia mandato da parte del «resto del mondo» decidono liberamente e indistintamente delle sorti dello stesso; la stessa Unione europea impone i suoi dictat con un acclarato deficit di rappresentanza. Per non parlare del sistema adottato in alcuni Stati, soprattutto l’Italia, in cui la rappresentanza politica, di fronte alla «prepotenza» della «dittatura della maggioranza» è ridotta a un mero ectoplasma.
Così lo strapotere dei leaders e delle segreterie, l’introduzione delle liste bloccate, i premi di maggioranza, la scelta dei Ministri per «favore politico», la «nomina» e non l’«elezione» dei parlamentari, e tanto altro «fango», soprattutto mediatico, hanno seppellito la volontà politica del «rappresentato» (il popolo) e depotenziato la figura del «rappresentante», sempre più servo fedele del potere (democraticamente?) costituito.
Occorre cambiare al più presto questo stato di cose, partendo dalla legge elettorale e dal sistema dei partiti, rendendo la prima più rappresentativa e il secondo più partecipativo.
La stessa valorizzazione delle autonomie locali non può ridursi al solo federalismo fiscale, ma deve condurre all’autonomismo responsabile.
Il cammino è lungo e tutto in salita.
Ci auguriamo che nella prossima edizione potremo prendere atto di qualche passo in avanti verso il recupero della democrazia nel nostro Paese!
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