La carta costituzionale del 1948 è stata oggetto di rimaneggiamenti formali con una progressione sorprendente, in particolare a partire dai primi anni ’90 dello scorso secolo. A ben vedere, però, si è trattato sempre di modifiche marginali, che non hanno realmente inciso sulle principali problematiche (innalzare il tasso di efficienza del sistema decisionale a livello di potere esecutivo, adeguare i meccanismi di funzionamento di molti istituti previsti dalla Costituzione, garantire la stabilità e la continuità dei Governi e delle relative politiche) da tempo evidenziate in dottrina e che richiedono una improcrastinabile soluzione.In realtà l’unico punto realmente toccato (seppure in modo parziale e con molte contraddizioni che andrebbero risolte) dalle riforme costituzionali degli anni passati è stato quello relativo al riassetto dei rapporti Stato-autonomie territoriali, oggetto di una prima riforma nel 1999 (L. cost. 1/1999) e di una ben più incisiva rivisitazione due anni dopo (L. cost. 3/2001) con la modifica di buona parte del Titolo V della Costituzione.I molti fallimenti a livello di riforme costituzionali sono stati accompagnati, però, da una notevole produzione normativa di rango ordinario, con la pubblicazione, soprattutto nell’ultimo ventennio, di testi di fondamentale importanza nel delineare l’assetto istituzionale italiano e per dare concreta attuazione ai precetti costituzionali. Tenere il passo con la crescente, e talvolta caotica, produzione normativa è essenziale per chi affronta le discipline giuspubblicistiche, perché è proprio nella regolamentazione dettata da questi provvedimenti che si percepiscono i reali mutamenti dell’assetto costituzionale e l’evoluzione del tessuto sociale ed economico dello Stato.
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