Dopo la sentenza «pilota-Torreggiani» della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) dell’8 gennaio 2013, che condannava l’Italia per trattamenti inumani e degradanti, il nostro Paese è stato costretto a «pensare» a una nuova riforma del regime detentivo. Il 10 novembre 2018, è entrata in vigore la riforma dell’Ordinamento penitenziario.
Questa nuova edizione del Compendio è aggiornata con le più rilevanti modifiche introdotte dai tre decreti legislativi n. 121, 123 e 124 del 2 ottobre 2018, con cui si conclude il tortuoso iter della riforma dell’ordinamento penitenziario. Si tratta, di provvedimenti che hanno dato (parziale) attuazione alla legge delega 23 giugno 2017, n. 103 (c.d. riforma Orlando) in materia di esecuzione delle pene nei confronti dei condannati minorenni, di riforma dell’ordinamento penitenziario e in materia di vita detentiva e lavoro penitenziario.
Con tali decreti l’ordinamento penitenziario ha subìto importanti modifiche soprattutto in ambito di assistenza sanitaria, di semplificazione dei procedimenti (decisioni di competenza del magistrato e del Tribunale di sorveglianza e utilizzo dei collegamenti audiovisivi a fini processuali), ed ancora nel coinvolgimento della polizia penitenziaria nel sistema di controlli, nonché più genericamente in tema di vita penitenziaria e di trattamento, sia delle donne detenute e sia degli stranieri. Altro importante aspetto è costituito dalla novità relative alle opportunità di lavoro retribuito, sia intramurario che all’esterno ed al miglioramento della vita carceraria.
La riforma ha interessato, per la prima volta dal 1975, l’Ordinamento penitenziario dei soggetti minorenni che la legge penitenziaria di allora aveva espressamente rimesso (art. 79 o. p. «Le norme della presente legge si applicano anche nei confronti dei minori degli anni diciotto sottoposti a misure penali, fino a quando non sarà provveduto con apposita legge».) ad altro successivo intervento normativo mai attuato e fornendone, quindi, oggi la prima disciplina organica. In particolare, il provvedimento introduce una normativa peculiare per l’esecuzione della pena nei confronti dei condannati minorenni nonché dei condannati infraventicinquenni per reati commessi da minorenne (c.d. giovani adulti); disciplina le misure penali di comunità (affidamento in prova al servizio sociale, affidamento in prova con detenzione domiciliare, detenzione domiciliare, semilibertà e affidamento in prova terapeutico), quali misure alternative alla detenzione qualificate dall’essere destinate ai condannati minorenni e giovani adulti. Infine, quanto alle norme che disciplinano l’organizzazione penitenziaria minorile in senso stretto, e conformemente ai principi generali della riforma, la nuova normativa ha inteso definire un livello di standard qualitativo della gestione della vita carceraria, sempre mirando ad un trattamento rieducativo personalizzato e finalizzato al reinserimento graduale nel tessuto sociale.
Per permettere, infine, di verificare la propria preparazione, nel compendio sono inseriti degli utili questionari riepilogativi alla fine dei capitoli e/o argomenti più problematici e/o interessanti. Come consuetudine, il lavoro si completa con un dettagliato indice analitico-alfabetico per un immediato reperimento dell’argomento ricercato.
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