Un bollino per combattere l’inflazione
In Parlamento, come di consueto, l’ultimo mese dell’anno è stato caratterizzato dall’approvazione di diversi provvedimenti importanti.
Dicembre non è solo il mese della legge di bilancio. Il 12 dicembre 2024 il Parlamento ha, infatti, approvato la legge annuale per il mercato e la concorrenza, cioè la L. 193/2024, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 17 gennaio ed entrata in vigore il giorno successivo.
Il provvedimento ha un contenuto eterogeneo che spazia dalle novità relative alle concessioni autostradali fino alla disciplina delle start up innovative. Tra queste novità una è particolarmente interessante poiché riguarda tutti i consumatori. La legge 193 ha infatti inserito un nuovo articolo – il 15bis – nel Codice del consumo (D.Lgs. 206/2005). Il nuovo articolo entrerà in vigore solo il 1° aprile 2025 con l’obiettivo di ridurre l’inflazione e tutelare i consumatori, garantendo la trasparenza.
In questo articolo, per capire la novità normativa, vediamo prima di tutto cosa è l’inflazione e
poi cosa ha previsto il Parlamento per la sua riduzione e per proteggere i consumatori.
L’inflazione
L’inflazione è un fenomeno macroeconomico complesso, influenzato da politiche monetarie, fiscali e da fattori globali come i prezzi delle materie prime o le dinamiche del commercio internazionale.
Tecnicamente, dunque, l’inflazione è l’aumento sostenuto e generalizzato dei prezzi di beni e servizi in un’economia osservato nel tempo, che comporta una diminuzione del potere d’acquisto della moneta.
In altre parole, aumentano i prezzi dei prodotti in commercio e, quindi, a parità di salario, si riduce la quantità di beni che i consumatori possono ottenere.
Per calcolare l’inflazione si confrontano i prezzi attuali con quelli registrati in un periodo precedente a quello di riferimento.
L’aumento dei prezzi può essere dovuto tanto ad un aumento della domanda rispetto all’offerta, quanto all’aumento dei costi di produzione o ad inefficienze strutturali dell’economia.
Cerchiamo ora di capire meglio come l’inflazione influenza i consumi.
Inflazione e consumi
Secondo i dati Istat relativi al mese di dicembre 2024 l’inflazione è aumentata: l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,1% su base mensile e dell’1,3% su base annua, come nel mese precedente. L’incremento, in particolare, sarebbe pari all’1,3% su base annua.
Abbiamo detto, dunque, che, se i prezzi aumentano, il potere di acquisto dei consumatori si riduce e, di conseguenza, si riducono anche gli acquisti effettivi. Occorre precisare, però, che l’aumento dei prezzi non è l’unico modo in cui si può manifestare l’inflazione e, di conseguenza, in cui si possono ridurre i consumi: vediamo cos’è l’inflazione nascosta.
L’inflazione nascosta: lo shrinkflation
Se i prezzi di beni come pasta, pane, acqua ecc. aumentano, i consumatori se ne rendono immediatamente conto. Il potere di acquisto, cioè quanti beni si possono ottenere, può però ridursi anche in modo occulto, senza modificare il prezzo dei beni che i consumatori vedono quando fanno la spesa.
Se il prezzo non cambia, ma la quantità o la qualità del prodotto si riduce, l’aumento del prezzo è occulto, ma c’è.
Il fenomeno della riduzione delle quantità dei beni è talmente diffuso in tutto il mondo da aver guadagnato un nome specifico: shrinkflation. Il termine è un neologismo composto dall’unione del verbo inglese to shrink, cioè restringere, e dal termine inflation, cioè inflazione, ed è traducibile in italiano con il termine «sgrammatura».
Grazie alla riduzione della quantità di prodotto (o della sua qualità), le aziende riescono a fronteggiare le cause dell’inflazione, come ad esempio l’aumento del costo delle materie prime, senza aumentare il costo dei prodotti. L’intento è quello di non scoraggiare i consumatori.
L’espediente può avere sui consumatori effetti negativi superiori addirittura rispetto all’aumento dei prezzi. Secondo Altroconsumo per metà dei prodotti gli aumenti da shrinkflation superano il 30%.
Per tutelare i consumatori, Italia e Francia hanno provato ad arginare il fenomeno con una normativa tecnica specifica.
Vediamo quindi le novità approvate dal Parlamento italiano il 12 dicembre con l’art. 23 della L. 193/2024.
Il riporzionamento dei prodotti preconfezionati
L’art. 23 della L. 193/2024 ha inserito l’art. 15bis nel Codice del consumo. Il nuovo articolo, in vigore dal 1° aprile 2025, contiene una disciplina che punta a richiamare l’attenzione dei consumatori sulla riduzione della quantità del prodotto.
Art. 15bis – Disposizioni in materia di riporzionamento dei prodotti preconfezionati
1. I produttori che immettono in commercio, anche per il tramite dei distributori operanti in Italia, un prodotto di consumo che, pur mantenendo inalterato il precedente confezionamento, ha subito una riduzione della quantità nominale e un correlato aumento del prezzo per unità di misura da essi dipendenti, informano il consumatore dell’avvenuta riduzione della quantità, tramite l’apposizione, nel campo visivo principale della confezione di vendita o in un’etichetta adesiva, della seguente dicitura: “Questa confezione contiene un prodotto inferiore di X (unità di misura) rispetto alla precedente quantità”.
2. L’obbligo di informazione di cui al comma 1 si applica per un periodo di sei mesi a decorrere dalla data di immissione in commercio del prodotto interessato.3. Le disposizioni del presente articolo si applicano a decorrere dal 1° aprile 2025.
Dunque, dal 1° aprile 2025 al supermercato i consumatori italiani troveranno prodotti con bollini che li metteranno in guardia, se il produttore ha ridotto la quantità del prodotto che stanno acquistando rispetto alla confezione precedentemente in commercio. In questo modo l’Italia prova a smascherare l’inflazione occulta con politiche di trasparenza.
La Francia ha introdotto una normativa simile, ma l’onere di apposizione del bollino non ricade sul produttore bensì sul distributore e il periodo di applicazione dello stesso è pari a due mesi (anziché sei).
La normativa italiana e le regole europee
Ci sono dubbi sulla correttezza della procedura seguita dall’Italia per l’approvazione della L. 193/2024. Tali perplessità riguardano proprio all’art. 23 della legge che ha modificato il Codice del consumo.
Il bollino, infatti, rientra tra le normative tecniche la cui applicazione potrebbe limitare la libera circolazione delle merci all’interno del mercato unico europeo.
Vediamo cosa prevede la normativa europea in questi casi.
Secondo la Direttiva (UE) 2015/1535, per assicurare il buon funzionamento del mercato interno, è necessaria la massima trasparenza delle iniziative nazionali che introducono regolamenti tecnici. Il nuovo art. 15bis del Codice del consumo può creare barriere alla libera circolazione delle merci in Europa.
L’Italia, dunque, avrebbe dovuto informare l’UE e sospendere per tre mesi l’iter di approvazione della legge, cioè rispettare il cd. standstill.
La funzione dello standstill è quella di dare la possibilità alla Commissione e agli altri Stati di studiare la proposta normativa e di evidenziare eventuali criticità rispetto al diritto dell’Unione. In questo modo lo Stato interessato potrebbe adeguare la proposta normativa al diritto UE prima dell’approvazione definitiva della legge.
Nulla di tutto ciò è accaduto per la L. 193/2024. L’Italia, infatti, aveva sì informato la Commissione ma non ha rispettato il periodo di sospensione (la cui scadenza era comunque l’8 gennaio). Il Parlamento italiano, pur avendo già ottenuto un parere circostanziato da parte della Commissione, non solo ha modificato il testo rispetto a quello trasmesso, ma ha anche approvato definitivamente il provvedimento. Per questo motivo l’Italia potrebbe subire ora una nuova procedura di infrazione da parte della Commissione europea.
Infine, anche i giudici italiani potrebbero disapplicare l’art. 15bis, qualora lo ritenessero contrastante con la normativa europea.
Per essere sempre aggiornato sul diritto dell’Unione europea consigliamo il nostro Compendio e il Codice. Per capire cos’è
l’inflazione, invece, ti consigliamo il nostro Compendio di economia politica.
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