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Le prove psico-attitudinali per i futuri magistrati

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La riforma dell’ordinamento giudiziario ha cambiato il concorso in magistratura. Particolarmente acceso è stato il dibattito attorno all’introduzione dei test psico-attitudinali tra le prove del concorso per magistrati.

Analizziamo quindi la novità normativa e approfittiamo di questa occasione per approfondire il tema del rapporto tra legge delega e decreto legislativo.

La riforma dell’ordinamento giudiziario ridisegna la prova orale del concorso

La riforma dell’ordinamento giudiziario (D.Lgs. 44/2024) ha modificato, tra le altre cose, il D.Lgs. 160/2006, che disciplina il concorso in magistratura.

La riforma ha introdotto, tra le polemiche, una nuova fase nella prova orale: il colloquio psico-attitudinale, al fine di testare l’assenza di condizioni di inidoneità alla funzione giudiziaria.

La prova orale, quindi, avrà ad oggetto: diritto civile, diritto romano, procedura civile, diritto penale, procedura penale, diritto amministrativo, diritto costituzionale, diritto tributario, diritto commerciale e il diritto della crisi e dell’insolvenza, il diritto del lavoro e della previdenza sociale, il diritto dell’Unione europea, diritto internazionale pubblico e privato, elementi di informatica giuridica e di ordinamento giudiziario, un colloquio su una lingua straniera e, dalla prossima sessione, anche una prova psico-attitudinale.

Struttura delle prove e valutazione

Come abbiamo detto, i candidati ammessi all’orale dovranno sostenere dei test psico-attitudinali. Tali test daranno individuati dal CSM, esclusivamente ai fini del colloquio psico-attitudinale.

Il colloquio sarà diretto dal Presidente della seduta, coadiuvato da un esperto psicologo, e si svolgerà in presenza della commissione o di una sottocommissione competente per la prova orale. La valutazione sull’idoneità sarà rimessa alla commissione o alla sottocommissione.

Nelle commissioni, quindi, dovranno essere inseriti anche componenti esperti in psicologia. Il Ministero della giustizia li selezionerà tra docenti universitari in materie psicologiche.

A pochi giorni dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale (avvenuta il 6 aprile 2024), non si sa ancora nella pratica come saranno strutturati i test psico-attitudinali, ma le modifiche entreranno in vigore solo il 31 dicembre 2025.

La legge delega 71/2022

La legge delega 71/2022 nulla dice riguardo la prova psico-attitudinale per l’accesso alla magistratura. Anzi, l’idea della riduzione dei tempi che intercorrono tra la laurea e l’immissione in ruolo dei nuovi magistrati, che in parte non è stata disattesa, sembrava essere una delle idee ispiratrici della riforma. Al tema della riduzione dei tempi per l’assunzione dei nuovi magistrati è dedicato l’articolo 4 della L. 71/2022. Nel dossier relativo alla legge delega preparato dal Senato, infatti, si legge che il Governo è delegato […] a riformare tanto le prove scritte (tre, volte a verificare le capacità di inquadramento teorico sistematico del candidato) quanto quelle orali, nell’ottica di una riduzione delle materie (Dossier Senato, pp. 7 e 8). Dunque, il Governo avrebbe dovuto snellire la prova orale, provvedendo a eliminare alcune materie (nel citato dossier del Senato, venivano indicati il diritto romano, il diritto tributario e quello commerciale, la previdenza sociale, il diritto internazionale pubblico e privato e gli elementi di informatica giuridica). Il Governo, quindi, non solo non ha seguito correttamente la delega, ma sembra aver tradito lo spirito della riforma inserendo addirittura un ulteriore step di controllo per i futuri magistrati.  Il comunicato dell’Associazione nazionale magistrati (A.N.M.)Il provvedimento, già prima della sua emanazione, è stato fortemente criticato. Tra le posizioni più nette c’è sicuramente quella dell’Associazione nazionale magistrati che ha rilasciato un primo comunicato già il 3 marzo 2024  in cui commentava la notizia dell’inserimento dei colloqui psico-attitudinali per gli aspiranti magistrati. L’Associazione aveva bollato la proposta come un tentativo di screditare la magistratura, insinuando nei cittadini il sospetto che i meccanismi di selezione e di valutazione dei magistrati non diano sufficienti garanzie di equilibrio psichico.Tuttavia, il punto di maggiore interesse potrebbe essere la denuncia dell’Associazione relativa all’eccesso di delega da parte del Governo. L’A.N.M., infatti, ha precisato che l’inserimento di un ulteriore test nella prova orale allungherà ulteriormente l’iter di inserimento dei nuovi magistrati in organico, sconfessando i principi contenuti nella delega legislativa. Secondo l’associazione, poi, il periodo di tirocinio che precede l’assunzione delle funzioni sarebbe già un modo per testare sul campo l’idoneità dei futuri magistrati. All’indomani della riforma, l’A.N.M. è tornata sul tema e ha sollevato anche dubbi di legittimità costituzionale del decreto, poiché, come anticipato, questo sarebbe stato adottato andando oltre i limiti della delega contenuta nella L. 71/2022.   Legge delega e decreto legislativoAbbiamo quindi visto in cosa consistono, in base alla riforma dell’ordinamento giudiziario appena approvata, i test psico-attitudinali e anche quali sono le critiche mosse a tale misura, valutata più come una misura politica contro la magistratura che come una misura di efficienza. Possiamo ora approfondire il rapporto tra legge delega e decreto legislativo, per cercare di capire se le eccezioni sollevate dall’A.N.M. siano fondate o meno. Anzitutto va ricordato che in Italia è il Parlamento ad avere il compito di fare le leggi. L’articolo 70 della Costituzione è perentorio: la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere. In alcuni casi, però, anche il Governo può adottare atti che hanno la stessa efficacia delle leggi. Tali atti prendono la forma di decreti legge e decreti legislativi: ciò avviene o in casi straordinari di necessità e urgenza oppure quando il Governo viene delegato dal Parlamento. In base all’articolo 76 della Costituzione, il Parlamento può delegare la funzione legislativa al Governo, ma solo con legge. La legge delega deve determinare preventivamente i principi e i criteri direttivi e può essere resa esclusivamente per un tempo limitato e per oggetti definiti. La scelta di delegare al Governo l’attività legislativa nasce perché, per materie di particolare complessità o tecniche, sarebbe difficile l’approvazione di una legge da parte delle Camere (controllare se c’è un articolo così lo inseriamo). Si utilizza il decreto legislativo, ad esempio, per riscrivere codici (come è accaduto di recente con il nuovo codice dei contratti pubblici) o per redigere testi unici (ad esempio, come il testo unico antimafia). Anche in questi casi, però, il Parlamento non viene estromesso dalla funzione legislativa perché indica nella legge delega precisi criteri da seguire a cui il Governo deve attenersi.Poiché la legge delega è la base su cui si fonda e si costruisce il potere del Governo, il decreto legislativo deve rispettare tutti i principi forniti nella delega. Quando il decreto va oltre o non rispetta tali principi, si parla di eccesso di delegaIl controllo della Corte costituzionaleMentre nel decreto legge, cioè l’altro atto che il Governo può adottare sotto la propria responsabilità, l’operato del Governo è controllato dal Parlamento, che interviene successivamente alla sua adozione e decide se convertirlo in legge o meno, per il decreto legislativo non esiste un controllo parlamentare successivo all’approvazione. Per tale motivo, la Corte costituzionale non ha mai dubitato di essere competente a valutare le condizioni di legittimità costituzionale del decreto legislativo, che sono date proprio dalla legge delega e dal suo rispetto. Un decreto legislativo che non rispetta i principi e i criteri direttivi, o che viene adottato oltre i limiti di tempo o gli oggetti definiti dalla legge di delega, pertanto, può essere dichiarato costituzionalmente illegittimo dalla Corte.