Il 2024 è l’anno delle grandi elezioni. Si vota in India, negli Stati Uniti e anche in Europa, per rinnovare il Parlamento.
Come di consueto, le tornate elettorali portano con sé scontri tra politici e una grande quantità di informazioni da verificare.
In questo articolo cerchiamo di spiegare in modo semplice le novità della legge sulla par condicio per le elezioni europee e perché è stata criticata dal sindacato dei giornalisti della RAI.
Le elezioni europee 2024
L’8 e il 9 giugno tutti i cittadini europei voteranno per eleggere i loro rappresentanti. Il Parlamento, infatti, è l’unica istituzione europea i cui componenti sono scelti direttamente dai cittadini, che votano per il suo rinnovo ogni cinque anni.
Il Parlamento è, con il Consiglio, l’istituzione che detiene il potere legislativo. Per questo motivo, è necessario che i cittadini conoscano bene i programmi elettorali dei candidati.
Le elezioni, infatti, sono uno dei momenti fondamentali della vita dello Stato, nonché un indicatore rilevante per il livello di salute di una democrazia. Con le elezioni, i cittadini partecipano alla vita pubblica, candidandosi direttamente o scegliendo i propri rappresentanti. Tale servizio pubblico è preceduto da una campagna elettorale aperta al confronto e alla discussione dei programmi politici con l’elettorato dei diversi partiti.
La comunicazione dei programmi è, quindi, garantita dal periodo di campagna elettorale, in cui i candidati espongono programmi e posizionamenti che intendono assumere, una volta eletti, in Europa.
La par condicio e la campagna elettorale
La comunicazione dei politici nel corso della campagna elettorale può facilmente diventare, per quantità e forma, estremamente invasiva per i cittadini.
Nasce per questo motivo la necessità di tutelare i cittadini da informazioni fuorvianti o da comunicazioni troppo aggressive. A tal fine, il legislatore ha stabilito delle regole per garantire una corretta informazione, cioè delle regole in materia di par condicio.
La par condicio è, appunto, l’insieme di regole che garantisce la parità di accesso a determinati spazi nei mezzi di informazione ai vari partiti politici.
In Italia, la legge che regola la par condicio è la L. 28/2000, ma regole puntuali per la gestione della comunicazione politica vengono pubblicate in occasione di ogni nuova elezione.
Le regole per le singole tornate elettorali vengono stabilite di volta in volta da due soggetti diversi:
- l’AGCOM, per le emittenti radiotelevisive private
- la Commissione parlamentare di vigilanza per la Rai per le emittenti pubbliche
La L. 28/2000: la prima legge italiana sulla par condicio
Prima di analizzare la delibera per la Campagna elettorale per le europee 2024, è opportuno fare alcune precisazioni sulla legge sulla par condicio.
La L. 28/2000 contiene le disposizioni che garantiscono la parità di accesso ai messi di informazione durante le campagne elettorali e per la comunicazione politica.
La comunicazione politica è quella comunicazione grazie alla quale vengono diffusi, su mezzi radiotelevisivi, i programmi contenenti opinioni e valutazioni politiche.
La legge stabilisce che, dalla data di convocazione dei comizi elettorali, la comunicazione politica radio-televisiva si svolge nelle forme delle tribune politiche, dei dibattiti, delle tavole rotonde, delle presentazioni in contraddittorio dei candidati e dei programmi politici, delle interviste e di ogni altra forma che consenta il confronto tra le diverse posizioni politiche dei candidati.
La delibera della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
Come abbiamo anticipato, le regole di par condicio delle singole campagne elettorali sono stabilite da provvedimenti ad hoc, adottati dalla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per la RAI e dall’AGCOM per le reti private.
Il 9 aprile 2024 la Commissione ha approvato una delibera pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 14 aprile 2024. Il provvedimento contiene le regole per gestire la comunicazione politica, i messaggi autogestiti e l’informazione della RAI durante la campagna elettorale per le elezioni di giugno.
L’AGCOM, invece, ha adottato un suo provvedimento per le regole applicabili alle reti private.
Stabilire delle regole, in questi casi, vuol dire soprattutto gestire il tempo a disposizione dei singoli candidati (e delle forze politiche che essi rappresentano) per esporre il proprio programma.
Ad un criterio basato essenzialmente sui minuti a disposizione, di tipo quantitativo, l’AGCOM ha affiancato un sistema qualitativo, che non considera solo il tempo a disposizione, ma anche la fascia oraria e gli ascolti registrati.
Tale impostazione è stata replicata dalla Commissione, in base alla quale i tempi dei soggetti sono valutati anche considerando la visibilità dei soggetti politici ea seconda delle fasce orarie in cui avviene l’esposizione, sulla base degli ascolti registrati dall’Auditel (audience).
Tuttavia, un emendamento ha attirato l’attenzione dell’opposizione e dell’Usigrai, principale sindacato dei giornalisti.
La Commissione ha infatti stabilito che, nel periodo disciplinato dalla delibera, «i programmi di approfondimento informativo, qualora in essi assuma carattere rilevante l’esposizione di opinioni e valutazioni politico elettorali, sono tenuti a garantire la più ampia possibilità di espressione ai diversi soggetti politici» (art. 4, comma 6 della delibera).
La protesta del sindacato dei giornalisti RAI
I giornalisti della RAI hanno letto durante i principali telegiornali un comunicato dell’Usigrai.
In base all’interpretazione che è stata fatta dell’art. 4, comma 6, della delibera, i limiti di tempo previsti dalla legge per gli interventi politici potrebbero venir meno, se il politico candidato parla dell’attività istituzionale che già svolge.
In tal modo, verrebbero favoriti tutti i politici che fanno parte del Governo e che risultano candidati alle elezioni europee.