A più di una settimana dal voto, in questo articolo analizziamo, dati alla mano, il risultato delle elezioni europee 2024 e un tema sempre attuale: il diritto di voto e l’astensionismo.
Sabato 8 e domenica 9 giugno gli italiani hanno votato per eleggere i nuovi membri del Parlamento europeo e si sono espressi in modo inequivocabile. Dalle urne è infatti uscito un vincitore indiscusso: gli astenuti.
Che affluenza c’è stata alle urne in Italia?
Prima di parlare del diritto di voto, soffermiamoci sui dati delle ultime elezioni.
Premettiamo che è ormai una costante l’inesorabile aumento del numero degli astenuti, elezione dopo elezione.
Per la prima volta nella storia repubblicana, però, gli elettori che non hanno votato sono stati di più rispetto a quelli che hanno scelto di votare: gli italiani hanno scelto di non esprimersi.
Il 50,4% degli italiani non ha esercitato il suo diritto di voto e non ha espresso preferenze per il rinnovamento del Parlamento europeo.
È la prima volta che il numero degli astenuti supera quello dei votanti.
Ma cosa ci dice questo dato? Vale la pena soffermarsi sui risultati delle elezioni europee.
Gli italiani hanno sempre mostrato scarso interesse per le elezioni europee: le percentuali di partecipazione sono sempre state tendenzialmente più basse rispetto alle elezioni politiche o alle elezioni amministrative. I dati sono chiari: dal 1979 ad oggi l’affluenza è sempre calata, con l’unica eccezione rappresentata dalle elezioni del 2004.
Un dato in controtendenza rispetto a quello complessivo dell’Unione, che ha visto un aumento dell’affluenza alle urne rispetto all’ultima tornata elettorale (un aumento comunque non significativo, pari a meno di un punto percentuale).
L’esercizio del diritto di voto è alla base della democrazia: la possibilità di farsi un’opinione e scegliere i propri rappresentanti è fondamentale per la vita di uno Stato democratico.
Cerchiamo di capire cos’è questo diritto, anche attraverso il confronto con altri Stati, e quali sono gli strumenti a disposizione per ridurre l’astensionismo.
Il diritto di voto
Il voto è lo strumento attraverso il quale gli individui (gli elettori) possono manifestare la loro volontà e prendere così decisioni collettive.
Gli elettori possono votare per deliberare, cioè prendere direttamente una decisione politica, e, quindi, manifestare in modo diretto la propria volontà, senza l’intervento di altri soggetti (ad esempio, ciò avviene in caso di referendum). Ma, poiché la democrazia si basa anche sulla rappresentanza, il corpo elettorale potrebbe anche votare per eleggere, cioè scegliere i soggetti che dovranno prendere le scelte politiche (ciò accade, ad esempio, con la scelta dei membri del Parlamento, sia italiano che europeo).
Le democrazie moderne si fondano sul meccanismo della rappresentanza e, per questo motivo, diventa essenziale la partecipazione dei cittadini alle elezioni.
Il diritto di voto nella Costituzione: il valore dell’art. 48
In base all’art. 48 della Costituzione, il voto è personale, eguale, libero e segreto e il suo esercizio è un dovere civico.
La Costituzione, quindi, definisce il voto come un diritto, ma anche come un dovere civico. La scelta della formula “dovere civico” è frutto di un compromesso.
Durante i lavori dell’Assemblea, infatti, i Costituenti valutarono se sancire o meno l’obbligatorietà del voto e, soprattutto, se prevedere delle sanzioni per chi non votava.
Democrazia cristiana e liberali erano favorevoli all’obbligo, Partico Comunista e socialisti erano invece contrari.
Dopo lunghe discussioni, in Assemblea Costituente si decise di non connotare il voto con l’obbligatorietà ma di definirlo un “dovere civico”, in modo tale da spingere il legislatore ordinario a prevedere vincoli per la partecipazione attiva degli elettori, senza imporre un vero e proprio obbligo.
Il legislatore ordinario aveva il compito di precisare i confini di tale dovere.
In origine erano previste delle conseguenze per gli elettori che si astenevano senza indicare una giustificazione. In base alle leggi elettorali di Camera e Senato, il Sindaco iscriveva l’astenuto senza giustificato motivo in una lista esposta per 30 giorni all’albo comunale. Nel certificato di buona condotta, poi, veniva inserita per 5 anni la menzione «non ha votato».
Attualmente il diritto di voto è disciplinato, a livello di legge ordinaria, dal D.P.R. 361/1957.
In Italia la partecipazione alle elezioni è in costante calo, non soltanto alle elezioni europee, diventa quindi essenziale trovare soluzioni per combattere l’astensionismo.
La lotta all’astensionismo
L’astensionismo è un fenomeno che può avere radici diverse e può anche rappresentare uno strumento di contestazione.
Gran parte degli elettori che non votano dichiarano di essere sfiduciati dalla politica.
Tra le altre cause dell’astensionismo ci sono anche la scarsa informazione, nonché il fenomeno del cd. astensionismo involontario, cioè quello relativo ad elettori che vorrebbero esprimere la loro preferenza ma che, per fattori esterni, non possono. Il caso tipico di astensionismo involontario è quello dei lavoratori e degli studenti fuori sede.
Elezione dopo elezione la politica italiana si sta interrogando su come combattere l’astensionismo che, con i dati delle elezioni europee, inizia ad assumere dimensioni preoccupanti.
La via scelta dai Costituenti nel secondo dopoguerra, cioè quella di definire il voto come diritto e dovere civico, e non come un dovere sanzionabile, non è la sola possibile.
Alcuni Paesi hanno previsto il voto non solo come diritto, ma come vero e proprio dovere sanzionato.
Un caso esemplare è quello del Belgio, in cui il voto è obbligatorio e votano anche i sedicenni. In caso di inadempimento, sono previste sanzioni pecuniarie.
In Belgio però esistono anche altri strumenti utilizzati per combattere l’astensionismo, ad esempio il voto per delega, che in Italia sarebbe incompatibile con la Costituzione che, come abbiamo già detto, stabilisce che il voto è personale.
L’astensionismo è un fenomeno comune ai vari Stati europei e diversi sono gli strumenti che questi hanno messo in campo per combatterlo.
Il Belgio ha la legislazione più attenta alla partecipazione degli elettori: voto obbligatorio, voto per delega, election day e campagne informative. Tutti questi strumenti fanno sì che ci sia sempre un’elevata partecipazione alle elezioni nazionali ed europee.
In altri Paesi, come l’Estonia, è previsto il voto elettronico, che consente agli elettori di esprimere la propria preferenza attraverso la carta di identità elettronica.
Tornando ai dati delle ultime europee, l’affluenza in Belgio ha sfiorato il 90%, il dato di partecipazione più alto, seguito da quello del Lussemburgo, altro Paese che prevede il voto obbligatorio.
Per approfondire il diritto di voto e i rapporti tra elettorato attivo e passivo, consigliamo la lettura della Costituzione esplicata e del Manuale di diritto costituzionale. Le tematiche europee sono invece spiegate in modo semplice nel Compendio di diritto dell’Unione europea.